In un’epoca in cui la privacy online sembra essere sempre più un lusso che un diritto, Signal si erge come un faro nel mare tumultuoso della tecnologia digitale. Il network di messaggistica istantanea Signal è nato 10 anni fa con l’obiettivo di ridefinire un mercato già piuttosto affollato. E oggi, soprattutto dopo la vicenda Telegram-Pavel Durov, diventa uno strumento ancora più irrinunciabile.
Sviluppato da una realtà senza scopo di lucro (Signal Foundation), Signal promette di non tracciare gli utenti né di servire loro alcun tipo di messaggio pubblicitario. In un altro articolo abbiamo visto come funziona Signal e presentato le caratteristiche che lo rendono unico.
I vantaggi di Signal in breve
Signal è un’app di messaggistica istantanea che si distingue per il suo forte impegno verso la privacy e la sicurezza degli utenti. Utilizza la crittografia end-to-end per tutti i messaggi: le chiavi private sono generate e conservate sui dispositivi dei singoli utenti cosicché solo il mittente e il destinatario possano leggere i messaggi. Signal non ha accesso ai contenuti delle comunicazioni, né può in alcun modo decodificarli.
L’app, inoltre, memorizza solo il giorno e l’ora in cui l’utente si connette, mentre le chat e i file scambiati rimangono sui dispositivi client. Questo schema riduce al minimo i metadati conservati lato server.
Progetto open source, il codice sorgente di Signal può essere esaminato dagli esperti di sicurezza per verificare la robustezza del sistema crittografico e l’assenza di qualsivoglia backdoor.
Dal punto di vista delle funzionalità di base, l’app di messaggistica consente di inviare messaggi di testo, foto, video, messaggi vocali e di effettuare chiamate e videochiamate. È possibile anche creare chat di gruppo.
Gli utenti possono impostare un timer per l’autodistruzione dei messaggi, aumentando ulteriormente la sicurezza delle comunicazioni.
La storia della timoniera di Signal: Meredith Whittaker
In una recente intervista, Meredith Whittaker – presidente della fondazione che si occupa di Signal – ha delineato la sua visione per il network e l’app di messaggistica condividendo interessanti considerazioni sul suo percorso personale, sulla natura del capitalismo della sorveglianza e sul futuro della tecnologia.
Il percorso di Whittaker verso la presidenza di Signal Foundation è tutt’altro che convenzionale. Laureata in ambito letterario-umanistico, è entrata in Google nel 2006 occupandosi essenzialmente di supporto alla clientela. Sfruttando la politica del “20% del tempo” di Google, che incoraggiava i dipendenti a dedicare parte del loro tempo a progetti creativi, Whittaker si è fatta strada fino a fondare un gruppo di ricerca all’interno dell’azienda.
Durante il suo periodo in Google, Whittaker ha assistito all’ascesa dell’intelligenza artificiale e ha iniziato a nutrire preoccupazioni sul modo in cui veniva sviluppata e implementata. Il punto di svolta è arrivato nel 2017, quando ha scoperto del contratto di Google con il Dipartimento della Difesa USA al fine di sviluppare tecnologia IA destinata a droni militari. Whittaker, assieme ad altri colleghi, ha avviato una forte protesta.
Signal: un modello alternativo
Whittaker sottolinea che la struttura no-profit di Signal non è una scelta di ripiego, ma una necessità strategica. “Siamo no-profit perché quel tipo di struttura organizzativa è, in questo momento storico, fondamentale per concentrarci sulla nostra missione“, afferma. Questa struttura permette a Signal di resistere alle pressioni che potrebbero spingere l’azienda a compromettere la privacy degli utenti per ricercare il profitto.
Non è cosa da poco perché a novembre 2023 Signal rivelava quanto costa gestire un’app di messaggistica: nel suo caso, 33 milioni di euro l’anno.
Il futuro di Signal e della tecnologia
Guardando al futuro, Whittaker ha una visione ambiziosa per Signal e per il panorama tecnologico in generale. Prevede che Signal diventerà “quasi ubiquo” nei prossimi dieci anni, supportato da una “nuova infrastruttura di sostenibilità” che permetterà di mantenere tecnologie ad alta intensità di capitale senza ricorrere al modello di business basato sulla sorveglianza.
Tuttavia, Whittaker è chiara sul fatto che Signal da solo non è la soluzione al problema del capitalismo della sorveglianza. Il termine, coniato dalla sociologa Shoshana Zuboff, descrive un nuovo modello economico emerso con l’avvento delle tecnologie digitali e di Internet. Tale modello si basa sulla raccolta, analisi e utilizzo massiccio di dati personali degli utenti per generare profitto.
Se Signal, da solo, non è e non può essere soluzione, Whittaker osserva che rappresenta la prova di come le cose possano essere fatte diversamente. Promuovendo un ecosistema più ampio di tecnologie che rispettano la privacy.
La sfida, secondo Whittaker, è creare un’infrastruttura tecnologica indipendente che possa competere con le grandi piattaforme esistenti. Questo richiederà un significativo investimento di capitale e un ripensamento fondamentale di come costruiamo e governiamo le tecnologie.
La posizione sulla vicenda Telegram-Pavel Durov
La presidente di Signal sottolinea innanzitutto che Telegram e Signal sono applicazioni molto diverse con casi d’uso differenti. Telegram è un’app di social media che permette la comunicazione di un individuo con milioni di persone, senza offrire una vera privacy o crittografia end-to-end. Signal invece è esclusivamente un’app di comunicazione privata e sicura, senza funzionalità social.
Whittaker afferma che ci sono troppe domande senza risposta per poter esprimere un’opinione informata sulla vicenda. Riconosce, tuttavia, che nessuno Stato al mondo ha una storia impeccabile rispetto all’utilizzo delle soluzioni crittografiche. Ma ci sono comunque sostenitori delle comunicazioni private e della libertà di espressione ovunque, inclusi molti nel governo francese e in Europa.
Signal cerca di essere flessibile per poter operare efficacemente in diversi Paesi e contesti normativi. Tuttavia, questa ricerca di flessibilità non significa che Signal consideri una particolare giurisdizione come perfetta o superiore alle altre. Ogni contesto ha i suoi pro e contro: l’obiettivo è adattarsi e operare in modo efficace in diversi ambienti normativi, mantenendo al contempo i propri principi e valori fondamentali.
E nonostante le complessità, l’Europa – sempre secondo Whittaker – è un mercato preziosissimo e fitto di opportunità da cogliere. In passato, la presidente di Signal aveva risposto per le rime proprio a Durov accusandolo di fare disinformazione. Il CEO di Telegram aveva infatti bollato Signal come piattaforma di messaggistica insicura.