Sonos, notissima società che sviluppa e produce sistemi di speaker attivi e componenti hi-fi compatibili WiFi, ha deciso di puntare il dito contro Google accusando l’azienda di Mountain View di essersi indebitamente appropriata e di utilizzare senza autorizzazione alcuni brevetti.
Secondo la tesi di Sonos, Google avrebbe acquisito la tecnologia per lo streaming simultaneo di contenuti audio in più ambienti (multiroom speaker) nel corso del 2013 quando le due aziende avviarono una collaborazione. Google, però, non avrebbe mai versato alcuna royalty né tanto meno richiesto nessun tipo di autorizzazione.
Così Sonos ha deciso di adire le vie legali chiedendo anche alla ITC di disporre il blocco delle vendite degli speaker wireless, degli smartphone e di altri dispositivi Google. La partnership originale – stando all’accusa – era incentrata esclusivamente sul servizio Google Play Music ma l’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin avrebbe indebitamente usato la proprietà intellettuale di Sonos in Chromecast Audio (prodotto non più commercializzato) e, successivamente, negli smart speaker Google Home oltre che nei dispositivi Pixel, nelle chiavette Chromecast, nei device Nest. Contestualmente, sostiene ancora Sonos, Google avrebbe applicato politiche di prezzo aggressive con il preciso intento di mettere i bastoni tra le ruote del rivale.
Sonos afferma di aver ripetutamente informato Google circa la sua condotta, sin dal 2016, quando cioè fu presentato il primo speaker Google Home. “Nonostante i nostri ripetuti ed estesi sforzi negli ultimi anni, Google non ha mostrato alcuna volontà di lavorare con noi per una soluzione reciprocamente vantaggiosa“, ha affermato Patrick Spence, CEO di Sonos.
Secondo Sonos anche Amazon avrebbe violato i suoi brevetti nella famiglia di prodotti Echo ma al momento l’azienda avrebbe deciso di non impegnarsi in complesse vertenze legali su troppi fronti.
Il testo della denuncia presentata da Sonos è consultabile facendo riferimento a queste pagine.