Il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, in occasione del Summit per la democrazia tenutosi ieri a Seul, ha voluto sottolineare quanto l’Intelligenza Artificiale possa essere una minaccia per la democrazia.
Il politico, nello specifico, ha puntato il dito contro fake news e disinformazione, affermando come l’IA possa essere ampiamente abusata in tal senso. Diversi paesi che hanno preso parte all’incontro hanno puntato il dito contro Cina e Russia, accusate di aver condotto campagne per destabilizzare i sistemi politici occidentali attraverso l’IA.
Durante l’evento, organizzato dal governo degli Stati Uniti, il presidente sudcoreano ha approfondito questa tematica, affermando come questa nuova tecnologia può essere un pericolo anche per la libertà individuale e i diritti umani. All’incontro si sono presentati più di 30 paesi per parlare dei possibili rischi a cui vanno incontro i paesi democratici.
Per Yoon, è di vitale importanza che i paesi presenti condividano l’intelligence per quanto riguarda l’utilizzo dell’IA da parte di nazioni considerate come ostili.
Tra fake news e disinformazione: l’IA preoccupa il presidente sudcoreano (e non solo)
D’altro canto il 2024 è considerato un anno critico, visto il potenziale impiego dell’IA nel contesto dei molti eventi elettorali previsti per quest’anno. Oltre alle elezioni presidenziali statunitensi, anche il Regno Unito e diverse altre nazioni potrebbero i propri governanti. A tal proposito, la maggior parte di giganti tecnologici hanno già preso delle misure per evitare abusi della tecnologia.
Il Summit per la pace, fortemente voluto da Joe Biden, ha visto nazioni come Stati Uniti e Polonia puntare il dito contro la Russia, accusata di rappresentare un pericolo per i sistemi democratici. Durante le recenti elezioni, il presidente russo Vladimir Putin è stato nuovamente eletto con percentuali vicine al 90%.
Il fronte russo, però, non è l’unica minaccia per l’occidente. Poco prima dell’inizio dell’evento, infatti, la Corea del Nord ha lanciato diversi missili balistici in mare. Questa dimostrazione di forza da parte del governo di Pyongyang ricorda, ancora una volta, come oltre al pericolo “digitale” ve ne sono altri molto più concreti.