Il lancio di SearchGPT da parte di OpenAI ha portato molti a pensare che Google avesse le ore contate. L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale a un motore di ricerca sembra infatti una combinazione vincente. A livello pratico, non sembra però essere ancora così efficace.
A sostenerlo è un recente articolo del Washington Post, secondo cui SearchGPT si sta dimostrando ancora incerto in determinati contesti. Come riportato dal giornale, i primi tester hanno segnalato diversi casi di allucinazioni, con casi simili a quelli registrati con ChatGPT.
Va poi detto che, sebbene abbinare l’IA ai motori di ricerca sembra rivoluzionaria, anche Google si sta muovendo in quel senso (seppur con qualche incertezza) con il progetto AI Overviews. Il tutto senza considerare il terzo in comodo, ovvero Perplexity, che tra l’altro sembra molto più efficace delle altre piattaforme quando si tratta di aggirare le tanto temute allucinazioni.
Google ha ancora un vantaggio enorme su SearchGPT
L’esperienza di Google nell’ambito della ricerca non sembrano porre la sua leadership a rischio, almeno al momento. Qualunque compagnia intenda proporre un motore di ricerca basato sull’IA, dovrà comunque fare i conti con la velocità, la precisione e l’accuratezza di Google, il che è tutt’altro che scontato.
Considerando gli anni e i miliardi di dollari che ci sono voluti a Google per raggiungere la sua posizione, OpenAI potrebbe dover attendere parecchio per sfidare alla pari il colosso di Mountain View. Nonostante le potenzialità dell’IA, potrebbe essere più interessante concentrarsi su altre priorità.
Se strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT e SearchGPT possono offrire impressionanti capacità conversazionali, non hanno ancora i dati approfonditi, strutturati e in tempo reale necessari per affrontare le query di ricerca quotidiane su larga scala.
In poche parole SearchGPT potrebbe essere sulla strada giusta, ma per poter pensare di competere è decisamente ancora troppo presto.