Nei mesi scorsi il numero delle segnalazioni relative a malfunzionamenti degli SSD SanDisk Extreme Pro da 4 TB è cresciuto a dismisura. A maggio 2023 è emerso che alcune unità SanDisk Extreme Pro si rompevano improvvisamente manifestando perdite di dati. Gli incidenti lamentati dagli utenti nel corso del tempo hanno spinto gli interessati a organizzare una class action nei confronti di Western Digital, proprietaria del marchio SanDisk.
L’azienda ha promesso un aggiornamento firmware per correggere le anomalie ed evitare ulteriori problemi. Tuttavia, va detto che anche i modelli da 2 e 3 TB di capienza hanno evidenziato problemi molto simili: per queste unità, ad oggi, Western Digital non ha promesso il rilascio di firmware aggiornati.
Il problema dei SanDisk Extreme Pro danneggiati non è risolvibile tramite firmware
Attingo, azienda specializzata nel recupero dati, ha pubblicato un suo resoconto sostenendo che il problema delle unità SanDisk Extreme Pro malfunzionanti non è risolvibile con un aggiornamento del firmware perché il comportamento anomalo scaturirebbe da difetti di progettazione e di produzione.
Secondo i tecnici della società austriaca, il problema risiederebbe quindi a livello hardware e non sarebbe sanabile con alcun intervento software. Ciò spiegherebbe la mancanza di aggiornamenti ufficiali e il silenzio di Western Digital sulla natura delle problematiche.
Secondo Markus Häfele, CEO di Attingo, i problemi sui SanDisk Extremo Pro in questione sarebbero riconducibili a diversi errori: i componenti utilizzati in questi SSD sono troppo grandi per il circuito stampato mettendo in evidenza interconnessioni deboli (ad esempio alta impedenza e temperature elevate), con una maggiore propensione a rottura. Anche il materiale di saldatura tende a formare bolle e a danneggiarsi con facilità.
Gli esperti di Attingo, azienda che opera nel settore del recupero dati da oltre 25 anni, riceve esemplari di SSD SanDisk Extreme Pro guasti almeno una volta alla settimana. E spiega che le revisioni più recenti delle stesse unità a stato solido utilizzano una saldatura in resina epossidica per proteggere i componenti sovradimensionati. È un indizio che Western Digital potrebbe essere a conoscenza dei problemi hardware. Tuttavia, sempre secondo Attingo, anche i modelli più recenti continuano a presentare malfunzionamenti.
Cosa dovrebbe fare il produttore di SSD secondo Attingo
L’azienda che mette a disposizione di utenti privati e professionali servizi avanzati di recupero dati, osserva che a suo modo di vedere Western Digital avrebbe dovuto ritirare gli SSD. Non è possibile risolvere via software una problematica così grave ed estesa che affonda le radici nella progettazione del circuito stampato.
Quando componenti elettronici di grandi dimensioni cominciano ad “allentarsi” sul PCB (printed circuit board), continua ancora Attingo, un contatto parziale potrebbe ancora esservi. In questi casi i malfunzionamenti dell’unità SSD possono essere intermittenti. Ciò dovrebbe suonare subito come un campanello d’allarme e indurre gli utenti ad effettuare il backup di tutti i dati (le copie di sicurezza dovrebbero comunque essere salvate su più dispositivi di memorizzazione).
Quanto al motivo che conduce alla formazione di bolle in corrispondenza delle saldature, Attingo spiega che le cause possono essere diverse. Oltre a una saldatura realizzata male, possono concorrere fattori come l’umidità e la temperatura ambientale.
Häfele osserva che nella maggior parte dei casi, i costi di recupero dati sono quantificabili in cifre a tre zeri. Ognuno deve decidere se i costi giustificano i benefici. “Se si trattasse solo delle foto della mia ultima vacanza, per gli stessi soldi andrei di nuovo in vacanza“, conclude l’amministratore delegato di Attingo.