L’incidente occorso il 31 dicembre in uno stabilimento Samsung situato in Corea del Sud (a Hwaseong) fa ben comprendere quanto le fasi produttive dei chip in silicio sia delicata.
Un minuto è durato il black out elettrico sperimentato nello stabilimento della società ma tanto è bastato per arrestare la produzione di semiconduttori (DRAM in questo caso) e disporre una serie di verifiche approfondite prima del ripristino delle operazioni.
Per una fabbrica di semiconduttori, un’interruzione di corrente può essere fatale perché i wafer in produzione usati per la produzione dei chip possono essere molteplici. Improvvisamente i wafer sui quali si stava lavorando possono diventare degli scarti e il riavvio delle macchine è una procedura complessa che deve essere svolta con la massima attenzione per non commettere errori. Gli stessi portavoce di Samsung hanno infatti parlato di due giorni necessari per ripristinare le attività a fronte di soli 60 secondi di black out.
I wafer devono essere esposti a una certa quantità di luce UV per un certo periodo di tempo o immersi in sostanze chimiche seguendo processi che debbono iniziare e concludersi senza interruzioni: Perché i wafer di silicio sono sempre rotondi?.
Pochi secondi di “buio” possono significare perdite per milioni di dollari, peraltro già in fase di calcolo da parte di Samsung. A titolo di paragone, quando la corrente è andata via per 30 minuti nel 2018, le perdite sono state stimate oltre i 43 milioni di dollari.
Secondo gli analisti l’incidente non comunque dovrebbe impattare in maniera significativa sui prezzi delle memorie NAND e DRAM. Il problema elettrico, secondo varie fonti, avrebbe comunque causato il caos presso lo stabilimento in questione: macchine ferme e addetti specializzati che non sapevano come comportarsi.