Diverse filiali di Samsung hanno deciso di adottare una nuova strategia per impedire fughe di notizie e condivisioni non autorizzate di segreti commerciali. Questa si basa sul riconoscimento facciale ed è attiva ufficialmente dal 2 settembre presso selezionate divisioni dell’azienda, come Electronics e Display.
In prova per un mese tra i dipendenti che lavorano da remoto (alcuni provenienti da Nothing? Chissà…) e i collaboratori esterni, l’autenticazione viene portata a termine tramite una scannerizzazione del volto con lo scatto di sei foto. Durante le ore di lavoro, poi, una webcam monitora costantemente il volto del dipendente/collaboratore così da spegnere automaticamente il monitor nel caso in cui quest’ultimo dovesse allontanarsi momentaneamente dalla postazione o comparisse una persona diversa che potrebbe accedere a informazioni sensibili.
Ovviamente Samsung vuole prevenire non solo fughe di notizie che potrebbero anticipare nuovi prodotti e favorire le strategie delle società rivali, ma anche la trasmissione di informazioni segrete alla concorrenza, cosa già successa in passato. In molti ricorderanno infatti quella volta in cui un dipendente del gigante sudcoreano provò a condividere dettagli riguardanti le tecnologie dei pannelli OLED a rivali e sudcoreane.
Samsung viola la privacy dei suoi dipendenti?
Quella sopra descritta è una sorta di sorveglianza continua dei dipendenti, e proprio per questo motivo alcuni sindacati si sono già mossi per chiedere a Samsung di interrompere questa pratica. Il monitoraggio costante via webcam, spiegano i sindacati, è una misura eccessiva che minaccia la privacy dei dipendenti e può essere facilmente sostituita con altri modi certamente meno invasivi ma comunque efficaci contro le fughe di notizie.
L’azienda di Seoul accoglierà la richiesta? Ad oggi ancora nessuna risposta dalla società, che è da qualche giorno bersaglio di critiche per via di un fastidioso problema riscontrato sui Galaxy Z Fold6.