Samsung non ha ancora chiarito, ufficialmente, quale sia l’origine del problema che ha indotto l’azienda – dopo i ripetuti incidenti verificatisi in tutto il mondo – a ritirare il nuovo phablet Galaxy Note7 dal mercato (vedere Il ritiro dei Galaxy Note7 costerà a Samsung 3 miliardi).
Ma in che modo viene verificato il funzionamento delle batterie dei dispositivi mobili e come vengono certificate?
In queste ore è emerso che Samsung controlla autonomamente le batterie che vengono utilizzate sui suoi dispositivi: i test vengono espletati nei laboratori della società sudcoreana che si appoggia poi a CTIA, società statunitense leader del settore per ottenere la certificazione. Anche la batteria del Note7 aveva quindi seguito la medesima procedura.
CTIA si assicura che il personale chiamato a svolgere i test delle batterie sia qualificato, che le prove siano effettuate secondo gli standard e che le verifiche non vengano condotte sotto l’influenza del produttore.
Le batterie vengono provate sia in modalità “stand alone” che all’interno dei dispositivi mobili, sia in fase di ricarica che durante le conversazioni telefoniche.
Secondo quanto riferito dai responsabili del Korea Test Lab, altro ente certificatore accreditato da CTIA, le batterie verrebbero anche portate ad alte temperature in modo da simulare la calura estiva ed accertarne il comportamento (scongiurando così rischi di surriscaldamento eccessivo).
Il responsabile tecnico di CTIA, Tom Sawanobori, ha dichiarato – riferendosi ai ripetuti incidenti con i Note7 -: “abbiamo certificato oltre 1.500 batterie ed è la prima volta in assoluto che abbiamo sperimentato problemi simili“.
Apple, Lenovo e LG effettuano i test sulle batterie rivolgendosi sempre a terze parti mentre Huawei svolge le prove sia internamente che esternamente.