In occasione della giornata mondiale contro la censura sulla rete Internet, l’organizzazione “Reporters sans frontières“, che ha come obiettivo quello della libertà di stampa, ha pubblicato un resoconto globale che offre un interessante spaccato delle nazioni considerate “nemiche della Rete” e dei Paesi che sono tenuti sotto stretta sorveglianza.
“Un utilizzatore della rete su tre ha accesso limitato a Internet. Circa 60 paesi nel mondo sono censori della rete a vario livello o perseguono i cyber cittadini. Almeno 120 persone si trovano attualmente in carcere solo per avere usato la rete per esprimere liberamente le proprie opinioni. Queste cifre sono sconvolgenti. Mentre Internet ha avuto un ruolo chiave nelle proteste della Primavera Araba, è sempre più frequente il ricorso alla manipolazione delle informazioni on line e alla rimozione di contenuti da parte di vari paesi“, scrive “Reporters sans frontières” che ha provocatoriamente lanciato l’esperimento “Cyber Tag“. Si tratta di un progetto che permette agli utenti della Rete di lasciare un messaggio virtuale sulle mura delle ambasciate di quei Paesi che hanno deciso di “chiudere i rubinetti” di Internet o comunque di limitarne più o meno pesantemente l’impiego.
“Reporters sans frontières” non esclude molti Paesi ritenuti democratici che, sempre secondo la posizione dell’organizzazione fondata nel 1985 dal giornalista francese Robert Ménard, avrebbero cominciato ad adottare normative che dietro la giustificazione della tutela del diritto d’autore avrebbero invece un impatto sproporzionato sulle libertà fondamentali degli utenti.
Nel pingue resoconto pubblicato a questo indirizzo, “Reporters sans frontières” enumera i Paesi che hanno attivato pesanti attività di filtraggio dei contenuti veicolati attraverso la Rete accadendosi soprattutto sui social network e sulle piattaforma di live streaming. In molti frangenti si sono rilevate pressioni indebite nei confronti dei provider Internet ed un sempre maggior numero di richieste di rimozione dei contenuti apparsi su siti web d’informazione e blog. I responsabili di “Reporters sans frontières” contestano anche la possibile approvazione di normative tese a regolamentare il cosiddetto “diritto all’oblìo” ossia la facoltà da parte di qualunque soggetto di richiedere che le informazioni sul suo conto siano definitivamente rimosse dalla Rete ed inindividuabili mediante una ricerca mirata. “L’accordare un generale diritto all’oblio“, scrive “Reporters sans frontières“, “sarebbe difficilmente conciliabile con il diritto alla libera espressione ed informazione. Una legge simile sarebbe di difficoltosa applicazione pratica e porrebbe in essere adempimenti molto stringenti in capo ai produttori di contenuti ed ai fornitori di hosting“.
Facendo clic su questo indirizzo quindi su “The Enemies of the Internet“, è possibile ottenere la lista completa delle nazioni che, quest’anno, sono state ritenute “nemiche della Rete”: Bahrain, Bielorussia, Birmania, Cina, Cuba, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Siria, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam sono i nomi presenti in elenco. Fra le nazioni che sono considerate “sorvegliate speciali” ci sono i nomi di Australia, Egitto, Eritrea, Francia, India, Kazakistan, Malesia, Russia, Corea del Sud, Sri Lanka, Tailandia, Tunisia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.
Tra i Paesi europei, la Francia è stata inserita in forza dell’approvazione della norma HADOPI (“legge dei tre schiaffi”): “non è possibile sacrificare la libertà d’espressione ed il concetto di Net Neutrality sull’altare della sicurezza e della tutela del copyright“, si legge.