Non accenna a placarsi la bufera che sta coinvolendo Facebook dopo la storica quotazione in borsa di venerdì scorso. Il titolo, più che sulle montagne russe, è parso sedersi sullo scivolo con una valutazione che si mantiene adesso intorno ai 32 dollari per azione. Troppe le ombre che hanno contraddistinto il debutto di Facebook sul NASDAQ, tanto che i responsabili di Morgan Stanley, principale banca che ha curato il collocamento, si sono dichiarati pronti a rimborsare quei clienti che hanno pagato oltre 43 dollari per acquistare ogni singola azione in occasione dell’IPO. Nessuno, insomma, dovrà pagare più di 43 dollari.
I vertici del listino NASDAQ hanno invece avanzato le proprie scuse per l’incidente tecnico che si è verificato venerdì e che avrebbe fatto slittare di almeno mezz’ora l’inizio delle contrattazioni del titolo Facebook. L’azienda di Mark Zuckerberg (nella foto a lato), secondo alcune fonti, sarebbe molto contrariata per l’accaduto e starebbe addirittura già valutando un abbandono del NASDAQ passando su altri listini, primo tra tutti il NYSE (New York Stock Exchange).
Numerosi studi legali americani sono invece già sul piede di guerra accusando Facebook di aver tenuto nascosti agli investitori dei documenti importanti limitandosi ad offrire, alla vigilia dell’IPO, documentazioni ritenute false e fuorvianti. Tutto ciò a danno dei risparmiatori che hanno acquistato non consapevoli degli elevati rischi connessi con l’operazione.
Ed è già tempo, adesso, di leccarsi le ferite: secondo alcune stime, le perdite accumulate dai quattro principali trader che hanno investito denaro sull’IPO di Facebook supererebbero una cifra pari a circa 100 milioni di dollari. Due società coinvolte (Knight Capital e Citadel Secrities) hanno già bussato alla porta del social network chiedendo somme comprese tra 30 e 35 milioni di dollari.