Il tema del rimborso del sistema operativo preinstallato è spinoso. Com’è noto, gran parte dei sistemi in commercio offre Windows già preinstallato sulla macchina e ciò in forza degli accordi che Microsoft ha stretto con i vari produttori OEM.
Alcuni utenti, nel corso degli ultimi anni, hanno più volte manifestato la volontà di non utilizzare la versione di Windows offerta, al momento dell’acquisto, insieme con il prodotto hardware. Le motivazioni della scelta possono essere le più disparate: l’intenzione di installare un sistema operativo diverso da Windows, di trasferire una licenza precedentemente usata su un altro computer, di utilizzare una versione di Windows meno “pesante”, di voler adoperare una versione di Windows che non crea problemi con le applicazioni gestionali ed i software legacy ancora in uso nella propria infrastruttura.
Le condizioni per il rimborso di Windows preinstallato, qualora si decidesse di non utilizzarlo, sono indicate nelle condizioni di licenza d’uso del sistema operativo, esposte al primo avvio del computer. È quindi bene esaminare attentamente quanto riportato nella licenza e fare riferimento al sito web del produttore che, in molti casi, riporta le informazioni per la restituzione del prodotto software.
La Corte di Cassazione (terza sezione civile), con sentenza 19161, ha appena confermato che se l’utente non accetta le condizioni di licenza d’uso del software, ha diritto a restituirlo e a richiedere un rimborso, non soltanto per il sistema operativo ma anche per i prodotti applicativi preinstallati.
“Chi acquista un computer sul quale sia stato preinstallato dal produttore un determinato software di funzionamento (sistema operativo) ha il diritto, qualora non intenda accettare le condizioni della licenza d’uso del software propostegli al primo avvio del computer, di trattenere quest’ultimo restituendo il solo software oggetto della licenza non accettata, a fronte del rimborso della parte di prezzo ad esso specificamente riferibile“, scrivono i giudici della Cassazione. “Nell’accertata assenza di controindicazioni tecnologiche, l’impacchettamento alla fonte di hardware e sistema operativo Windows-Microsoft (così come avverrebbe per qualsiasi altro sistema operativo a pagamento) risponderebbe, infatti, nella sostanza, ad una politica commerciale finalizzata alla diffusione forzosa di quest’ultimo nella grande distribuzione dell’hardware (quantomeno in quella, largamente maggioritaria, facente capo ai marchi OEM più affermati)“.
I giudici hanno quindi stabilito che HP, produttore del personal computer in questione, provveda al versamento di 140 euro in favore di un cliente che aveva precedentemente richiesto il rimborso del sistema operativo e del software applicativo preinstallati.
La vertenza-pilota era stata avviata anni fa da Marco Pieraccioli, un consulente legale dell’ADUC, associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, e riguardava un personal computer acquistato nel dicembre 2005 con Windows XP Home Edition e Microsoft Works preinstallati. HP, scrive ADUC, “sosteneva che i suoi personal computer, se venduti insieme a un sistema operativo “di serie”, dovevano considerarsi come “un unico prodotto integrato”. In sostanza – è la tesi della multinazionale – non era possibile restituire il software, ottenendo il relativo rimborso, e tenersi invece l’hardware in caso di “pentimento” sull’acquisto del pacchetto“.