Google ha annunciato il rilascio della versione finale di Chrome 14, l’ultima release del browser arricchitasi di alcune funzionalità aggiuntive. Tra le novità principali, nella “la quattordicesima” di Chrome spiccano il supporto per le API “Web Audio” le cui specifiche sono in corso di approvazione da parte del W3C (ved. questa pagina web).
Grazie alle API “Web Audio“, qualunque applicazione web divene in grado di interagire, semplicemente, con le funzionalità della scheda audio servendosi solo di codice JavaScript. Un esempio concreto di ciò che è possibile realizzare, è stato pubblicato da Google in questa pagina. Per rendersi conto del funzionamento della “batteria virtuale” allestita dai tecnici di Google, è necessario – ovviamente – installare prima Chrome 14.
Tra le caratteristiche portate al debutto, vi è anche la tecnologia “Native Client” (conosciuta anche con l’appellativo di “NaCl“) il cui obiettivo è quello di aprire il browser web all’esecuzione di codice C/C++. La possibilità di caricare codice binario all’interno del browser, permetterà agli sviluppatori di effettuare una sorta di “conversione indolore” delle tradizionali applicazioni, già esistenti. Programmi che hanno sino ad oggi impiegato un approccio di tipo tradizionale, quindi, potranno divenire parte integrante del browser.
L’impiego della tecnologia “NaCl” è stato duramente criticato sia da Mozilla che da Opera che hanno sottolineato come sia preferibile orientarsi sul supporto di standard riconosciuti e, soprattutto, di HTML5. Jay Sullivan (Mozilla) aveva definito le applicazioni “Native Client” come una sorta di “buchi neri”, da evitare con forza e convinzione.
Google, invece, sembra ritenere “NaCl” un deciso passi in avanti nella giusta direzione, anche perché consentirà di unire mondi (quello degli sviluppatori di applicazioni tradizionali, operanti esclusivamente in ambiente desktop) con uno strumento dinamico ed aggiornato qual è il browser web.
A chi critica la scelta per ragioni di sicurezza, Google risponde che le applicazioni “NaCl” verranno eseguite entro una “doppia sandbox” che s’incaricherà, tra l’altro, di monitorare costantemente e bloccare i tentativi di accesso diretto ai file o l’utilizzo di codice in grado di automodificarsi.
Il pacchetto di sviluppo (SDK) per “Native Client” è già stato reso disponibile (ved. questa pagina) ed è compatibile con Windows, Mac OS e Linux.
Le altre modifiche apportate a Chrome 14, riguardano alcuni aspetti visuali di Mac OS X “Lion“, compreso il supporto della nuova modalità “full screen“.
Trovano posto, in Chrome 14, anche le patch per numerosi bug di sicurezza, molti dei quali segnalati da ricercatori indipendenti. Ad uno di essi, Google ha versato una somma-premio pari a poco più di 2.300 dollari: la vulnerabilità posta all’attenzione dei tecnici di Google avrebbe permesso l’accesso, da parte di un malintenzionato, ad alcuni oggetti che regolano le funzionalità di base del motore JavaScript V8.
Google Chrome 14 può essere prelevato gratuitamente da questa pagina (versione completa) oppure aggiornato servendosi della funzionalità integrata nell’applicazione (suggeriamo di consultare anche questo nostro articolo).