Le tecnologie per il riconoscimento facciale sono sempre più utilizzate. Le autorità e le forze di polizia se ne servono sempre più di frequente per rilevare gli spostamenti di soggetti ricercati ma, purtroppo, anche per condurre operazioni repressive nei confronti delle minoranze: Pichai, CEO di Google: l’intelligenza artificiale va regolamentata.
A gennaio 2020, per esempio, sono emersi diversi dettagli sul database composto e utilizzato da Clearview AI: Riconoscimento facciale: Clearview AI ha raccolto oltre 3 miliardi di immagini.
Adesso un team di ricercatori dell’Università di Chicago ha messo a punto un algoritmo, rivelatosi peraltro molto efficace, che aiuta a combattere i tentativi di riconoscimento dei volti.
Battezzato Fawkes, in omaggio alla maschera di Guy Fawkes che è diventata in qualche modo sinonimo del collettivo Anonymous, l’algoritmo è stato realizzato a partire da fine 2019 per mettere i bastoni tra le ruote proprio ad aziende coma Clearview AI che sviluppano e aggiornano i loro database proprio rastrellando le immagini dai post pubblici.
“È nostra convinzione che Clearview AI sia solo la punta di un iceberg piuttosto grande“, ha scritto il team dell’Università di Chicago. “Se potessimo ridurre l’accuratezza di questi modelli per renderli inaffidabili o costringere chi li ha ideati a versare costi significativi per ogni singolo individuo al fine di mantenere l’accuratezza dell’algoritmo, allora avremmo centrato l’obiettivo“.
Quando una società come Clearview AI sviluppa meccanismi per riconoscere l’aspetto di una data persona, tale rilevamento avviene collegando la foto di un volto (tipicamente da un profilo Facebook) a un’altra foto di un volto (ad esempio la foto usata in un passaporto o in un altro documento di identità) trovando quindi le somiglianze tra le foto.
Secondo gli esperti di Chicago ciò non significa solo raccogliere informazioni sulla geometria del viso, sul colore dei capelli o sulle varie corrispondenze ma anche individuare le relazioni invisibili tra i pixel che compongono le immagini dei volti.
Scambiando o distorcendo alcuni dei pixel, il volto resta generalmente riconoscibile per le persone “in carne e ossa” mentre le foto verrebbero indicate come appartenenti a persone diverse da un tradizionale algoritmo di riconoscimento facciale.
Stando ai ricercatori, il sistema di mascheramento da loro individuato sarebbe riuscito a ingannare i sistemi di riconoscimento facciale venduti da Microsoft, Amazon e Google il 100% delle volte.
La buona notizia è che gli accademici di Chicago hanno rilasciato l’algoritmo Fawkes rendendolo disponibile a costo zero sul web. Se avete un’immagine che volete proteggere dagli “spioni” è possibile modificarla con Fawkes: in circa 40 secondi si otterrà un’immagine simile alla foto originale ma contenente una serie di pixel nascosti che ne altereranno “il look”. Almeno dal punto di vista dei sistemi automatici basati sull’intelligenza artificiale.