“Per favore, eliminate Ubuntu dall’elenco di distribuzioni Linux che usate consigliare e redistribuire“. L’invito arriva da Richard Stallman (nella foto a lato), attivista americano del movimento del software libero, hacker e programmatore, che con un lungo intervento pubblicato sul sito ufficiale della Free Software Foundation (vedere questa pagina) spara a zero sulla distribuzione ideata da Mark Shuttleworth e su Canonical.
La visione di Stallman è da sempre critica nei confronti del software proprietario che – secondo il fondatore della Free Software Foundation – non permetterebbe agli utenti di ripararsi da atteggiamenti quanto meno discutibili messi in atto dagli sviluppatori di quegli stessi prodotti. Questa volta, però, Stallman si scaglia contro quella distribuzione che sino a ieri era considerata una delle pietre miliari del software libero: il 59enne, pioniere del concetto di copyleft, punta il dito contro la decisione di Canonical di inserire codice “in grado di monitorare il comportamento degli utenti” ed accusa la società di Shuttleworth di aver rinnegato proprio la filosofia alla base dello sviluppo dei software liberi.
“Quando un utente effettua una ricerca in ambito locale, sui file memorizzati sul suo computer (con Ubuntu 12.10, n.d.r.) il sistema operativo invia quella stringa di ricerca su uno dei server gestiti da Canonical“, spiega Stallman riportando in auge la polemica montata già da diverse settimane (EFF critica Ubuntu 12.10 per le ricerche che vanno online). “Ubuntu utilizza queste informazioni per mostare agli utenti dei messaggi pubblicitari relativi a numerosi prodotti acquistabili online dal sito di Amazon“.
Stallman definisce, senza tanti giri di parole, “spione” il nuovo Ubuntu. E non importa che, come sostengono Shuttleworth e Canonical, nulla venga trasmesso ad Amazon: “il fatto che i dati vengano raccolti da Canonical è grave così come se essi fossero registrati da Amazon“, continua il principale autore di molte licenze copyleft.
Stallman aggiunge che di sicuro saranno prodotte, da parte della comunità degli sviluppatori, versioni derivate di Ubuntu che non contengono la funzionalità pietra dello scandalo (in realtà, come spiegato nell’articolo EFF critica Ubuntu 12.10 per le ricerche che vanno online, basterebbe provvedere alla disinstallazione del pacchetto “unity-lens-shopping“) ma, continua l’attivista americano, Canonical è bene faccia quanto prima un passo indietro. “Tutte le scuse sinora accampate sono inadeguate“, ha tuonato Stallman.