Da anni e anni siamo abituati a considerare Google il re incontrastato dei motori di ricerca, destinato a lasciare solo le briciole alla concorrenza. Questo è però destinato a durare per sempre?
Secondo i dati proposti da Statcounter, noto sito che si occupa di statistiche, la quota di mercato di Google per quanto riguarda le ricerche online avrebbe toccato un nuovo minimo storico.
Nonostante ciò, la ricerca presenta alcuni dati anomali, dunque la sua attendibilità è messa in dubbio da molti. Si parla di un calo del 4% nel giro di un solo mese, una decrescita impressionante viste le variazioni solitamente registrate in decimali per lo stesso frangente di tempo. I numeri parlano di una caduta, da un mese all’altro, dal 91,38% all’86,94%. Sulla onda di questi dati, Bing sembrerebbe invece aver fatto un balzo in alto, passando dal 3,35% al 5,82% sempre in appena trenta giorni.
Se i dati fossero confermati, per il colosso di Mountain View sarebbe il picco più basso dal 2009, anno in cui Statcounter ha iniziato a raccogliere i dati sull’utilizzo dei motori di ricerca.
Ricerche Google minimo storico? Ecco perché i dati potrebbero essere alterati
Come già affermato, però, per molti i dati proposti dal sito non sono del tutto attendibili.
Dando uno sguardo alle FAQ di Statcounter, la piattaforma monitora i motori di ricerca in base ai referral, impostando un meccanismo che tiene traccia degli utenti quando effettuano una ricerca, aprono una pagina e, su di essa, è presente il codice che permette il tracciamento.
Secondo alcuni esperti di Intelligenza Artificiale, vi è qualcosa di sbagliato in questo sistema di raccolta dati. Potrebbe, per esempio, esservi qualche modifica da parte di Google al monitoraggio dei referral, una piccola modifica che su grandi numeri avrebbe potuto alterare la ricerca in modo significativo.
Non solo: le funzioni relative all’IA che creano riepiloghi delle pagine, non sono incluse in questi numeri: un altro fattore che potrebbe aver falsato i dati raccolti.