Ricercatore fa causa a Facebook per controllo di Meta su algoritmi dei feed

Causa per gli algoritmi dei feed di Facebook, il ricercatore Unfollow Everything 2.0 attacca Meta: ecco cosa sta succedendo.
Ricercatore fa causa a Facebook per controllo di Meta su algoritmi dei feed

Meta, compagnia proprietaria di Facebook, è stata presa di mira da una nuova causa intentata dal ricercatore Ethan Zuckerman, professore dell’Università del Massachusetts Amherst.

Il ricercatore sta lavorando su un nuovo strumento, battezzato Unfollow Everything 2.0. Questo dovrebbe permettere agli utenti Facebook di disabilitare gli algoritmi dei feed di notizie, per ottenere un’esperienza di utilizzo libero da quanto imposto da Meta.

Per Zuckerman, infatti, i social network hanno troppo controllo su quali contenuti rendere visibili o meno. Vista la loro diffusione e la loro potenza comunicativa, ciò può risultare molto inquietante: almeno potenzialmente, i social media possono influenzare l’opinione pubblica e persino elezioni. Unfollow Everything 2.0 è un’estensione per il browser che agisce a livello di personalizzazione dei feed di notizie, con un controllo maggiore da parte dell’utente rispetto alla classica esperienza offerta da Facebook.

Va comunque tenuto conto che, la stessa estensione, raccoglie dati utilizzati poi dalle ricerche di Zuckerman, finalizzate a  comprendere l’impatto di un maggiore controllo sulle esperienze online dell’utenza.

Zuckerman contro Zuckerberg: il controllo sugli algoritmi dei feed resta un discorso delicato

Sebbene in Europa qualcosa si sia mosso sotto questo punto di vista, attraverso l’introduzione del famoso DSA, la questione del trattamento dai dati delle piattaforme social restano una questione molto delicata.

Da una parte vi sono società che, lecitamente, devono monetizzare la loro attività online. D’altro canto, la loro portata li rende strumenti appetibili anche “politicamente”, con pochissimi controlli esterni rispetto al loro operato.

Ramya Krishnan, avvocato senior del Knight Institute che si occupa della causa, sottolinea che gli utenti non dovrebbero essere limitati alle impostazioni predefinite della piattaforma. Secondo il professionista, infatti, “Gli utenti non sono tenuti ad accettare Facebook così come viene loro proposto. Lo stesso statuto che immunizza Meta dalla responsabilità per il discorso dei suoi utenti dà agli utenti il diritto di decidere cosa vedere sulla piattaforma“.

Di recente Facebook ha perso un’importante causa contro Bright Data, azienda che si occupa della raccolta dati.

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