Un’indagine condotta da Semperis, società che si occupa di sicurezza informatica, ha delineato qual è la situazione complessiva per quanto riguarda gli attacchi ransomware nell’ultimo anno.
La ricerca, che ha preso in esame circa 1.000 esperti IT di altrettante organizzazioni provenienti da diversi paesi (Stati Uniti, Francia, Germania e Gran Bretagna), ha delineato uno scenario inquietante. Contrariamente ad altri studi di qualche mese fa, sembra che le vittime disposte a pagare siano in crescita. Da quanto emerso, il 78% delle vittime ha ceduto ai cybercriminali.
Un dato ancora più preoccupante è quello che riguarda gli attacchi multipli. Nel 74% dei casi, infatti, chi ha avuto un “incontro ravvicinato” con un ransomware negli ultimi 12 mesi è stato poi nuovamente preso di mira.
Il 12% delle vittime ransomware deve fermare le proprie attività aziendali per più di una settimana
Se quanto detto finora non bastasse, il 72% delle organizzazioni colpite da ransomware ha pagato più volte i criminali informatici, mentre il 33% ha pagato quattro volte (o più) il riscatto.
Per quanto concerne i danni recati alle aziende, si parla nell’87% dei casi di interruzioni delle attività. Nel complesso, più di un terzo (il 35%) delle vittime ha pagato senza però poi ricevere le chiavi di decrittazione.
Quasi la metà degli intervistati (49%) ha impiegato da uno a sette giorni per ripristinare i sistemi informatici aziendali. Il 12% ha invece impegnato più di una settimana per ripristinare il flusso di lavoro standard.
Uno scenario che, nel complesso, appare piuttosto inquietante. Dopo un certo periodo in cui gli attacchi ransomware sembravano tendere ad essere meno incisivi, la ricerca di Semperis dimostra come sia importante mantenere sempre un atteggiamento prudente.
A tal proposito, nel contesto aziendale o domestico, resta pressoché indispensabile affidarsi a un antivirus o a strumenti simili, oltre ad effettuare backup con una certa frequenza, perlomeno dei file ritenuti più importanti.