Si è aperta a Boston (USA) l’annuale “Red Hat Summit”, una tre giorni che si rivolge principalmente ai decisori in ambito IT, agli amministratori di sistema ed agli sviluppatori. Red Hat, di concerto con alcune aziende partner, sfrutteranno questa occasione per presentare prodotti ed innovazioni fornendo alcune informazioni sugli sviluppi correnti e futuri di Red Hat Enterprise Linux (RHEL) e JBoss.
Il CEO di Red Hat, Jim Whitehurst, dovrebbe annunciare anche l'”apertura” del Red Hat Network (RHN): il sistema che consente di rendere disponibili aggiornamenti, patch e bug fix a tutti gli abbonati potrebbe quindi divenire opensource.
RHN mette a disposizione numerose funzionalità aggiuntive, soprattutto per quanto concerne il monitoraggio dei sistemi.
Secondo Whitehurst, l’iniziativa permetterebbe di interfacciarsi rapidamente con una più vasta schiera di utenti avendo anche l’opportunità di individuare tempestivamente bug ancora sconosciuti. La mossa impatterebbe positivamente anche sull’immagine dell’azienda.
Quest’anno a Boston si parla però anche di virtualizzazione: Red Hat proporrà un nuovo hypervisor insieme con un'”inedita” console di gestione. L’obiettivo dichiarato è quello di spronare ulteriormente le realtà aziendali ad adottare soluzioni per la virtualizzazione. La tecnologia hypervisor di Red Hat, attualmente in fase di beta testing, sarà compatibile sia con Windows che con Red Hat Enterprise Linux.
Andando controcorrente rispetto ad altri produttori, la soluzione offerta da Red Hat sarà basato sul progetto KVM anziché sulla tecnologia Xen.
Il “cuore” della nuova tecnologia per la virtualizzazione di Red Hat sarà, stando a quanto affermato dal CTO della società Brian Stevens, estremamente compatto: si parla di 64 MB con buone possibilità di ridurre ulteriormente questo valore.
Red Hat ha poi confermato che continuerà a fornire supporto per le versioni 4 e 5 del suo Enterprise Linux per ancora un altro anno.
Nel corso del “Red Hat Summit” del 2007, il vice presidente di AMD – Henri Richard – dichiarò come la sua società intendesse migliorare il supporto Linux per le schede grafiche ATI in modo tale da individuare una soluzione soddisfacente per la comunità opensource. L’annuncio fu il primo chiaro segno di una sempre più stretta collaborazione tra i programmatori opensource e gli sviluppatori di GPU.
Seguì la pubblicazione, nei mesi successivi, di numerosi documenti che esplicitavano come fosse possibile interfacciarsi al meglio col funzionamento dei chip Radeon.
Grazie al lavoro compiuto dagli sviluppatori, le distribuzioni Linux più recenti già integrano, installano e configurano driver opensource in grado di supportare le schede grafiche Radeon.
Un segnale, questo, di quanto il “Red Hat Summit” sia importante per la crescita “del pinguino”.