Red Hat, insieme con altre cinque aziende dal nome altisonante – Cisco, IBM, Intel, NetApp e SuSE – ha deciso di dare vita ad oVirt, un progetto che mira a rilasciare, nel breve termine, una piattaforma per la gestione centralizzata delle macchine virtuali prodotte con i software più disparati (ad esempio KVM, Xen o VirtualBox). Il progetto dovrebbe essere alimentato anche dalla comunità degli sviluppatori e costruito attorno allo stack RHEV-M di Red Hat.
Acronimo di “Red Hat Enterprise Virtualization Manager“, RHEV-M è la soluzione che Red Hat propone per gestire le macchine virtuali e che integra numerose funzionalità avanzate. Per dare impulso al progetto oVirt e motivare la comunità dei programmatori, i vertici di Red Hat hanno deciso di rilasciare il codice sorgente di RHEV-M sotto licenza Apache.
Il lancio di oVirt è atteso per i primi di novembre (ved. queste pagine) nel corso di un evento che dovrebbe tenersi presso il campus di Cisco, in California.
Dovrebbe trattarsi di un progetto estremamente promettente, considerate anche le aziende che hanno deciso di aderirvi: oVirt dovrebbe supportare la migrazione “live” delle macchine virtuali (ossia permetterne lo spostamento da un host all’altro anche mentre queste sono in esecuzione), un’elevata affidabilità (se una macchina host va in crash il software dovrebbe garantire il riavvio delle macchine virtuali più importanti utilizzando altri host alternativi), la possibilità di creare nuove virtual machine a partire da “modelli” predefiniti e così via.
C’è quindi fermento nel campo della virtualizzazione: oVirt ambisce a proporsi come una valida alternativa alle soluzioni di VMware. Ed il direttore tecnico di Red Hat, Carl Trielof, non si nasconde dietro un dito: oVirt può, secondo lui, diventare una piattaforma subito apprezzata, “la prima, completamente aperta, ed il cui sviluppo è regolato da un comitato direttivo altrettanto aperto“.