Due studenti di Harvard hanno mostrato come sia possibile utilizzare tecnologie disponibili un po’ per tutti per ottenere informazioni su qualsiasi persona, compreso l’indirizzo. Ed è un esperimento (perché di questo si tratta) abbastanza inquietante, dal momento che per il test sono stati impiegati gli occhiali smart Ray-Ban Meta e i database pubblici.
Ray-Ban Meta: nelle mani sbagliate, possono violare la privacy di tutti
L’esperimento è al centro del video di AnhPhu Nguyen, uno dei due studenti di Harvard che hanno studiato il tutto. Chiamata I-XRAY, questa tecnologia sfrutta la capacità dei sopracitati occhiali di trasmettere le dirette su Instagram, il social network di Meta. Mentre gli occhiali sono in azione, un computer monitora lo streaming e utilizza l’intelligenza artificiale per identificare i volti delle persone inquadrate. Le foto vengono inserite in database pubblici per ottenere informazioni personali come nome e cognome, indirizzo di residenza e numero di telefono.
Are we ready for a world where our data is exposed at a glance? @CaineArdayfio and I offer an answer to protect yourself here:https://t.co/LhxModhDpk pic.twitter.com/Oo35TxBNtD
— AnhPhu Nguyen (@AnhPhuNguyen1) September 30, 2024
Nella clip si vede chiaramente come AnhPhu Nguyen e Caine Ardayfio riescano ad ottenere con successo le informazioni dei loro compagni di classe. Ma la cosa più inquietante è che i due studenti riescono a chiacchierare con persone incontrate per caso (in stazione, ad esempio) fingendo di conoscerle sfruttando proprio i dati raccolti dalla tecnologia da loro messa a punto. Il riconoscimento facciale, come testimonia il video, è molto preciso e si basa su PimEyes, un motore di ricerca che nel 2022 è stato definito “preciso in modo allarmante” dal New York Times.
Gli studenti sopracitati, per fortuna, hanno a cuore la privacy delle persone e hanno precisato che il loro scopo non è condividere con terzi questa tecnologia. Ma allora perché questo esperimento? L’obiettivo è di rendere tutti più consapevoli dei rischi che portano con sé dispositivi apparentemente innocui come i Ray-Ban Meta, che nelle mani sbagliate potrebbero essere utilizzati in modo improprio. Anche perché ad una prima occhiata sembrano dei normalissimi occhiali.
A proposito di Ray-Ban Meta e di privacy, le ultime funzionalità AI annunciate dal gigante di Menlo Park hanno sollevato alcuni dubbi. Quanto di quello che viene inquadrato servirà per l’addestramento dell’AI? L’azienda, per il momento, ha deciso di non rispondere.