Nel mondo dell’informatica si è alla costante ricerca di soluzioni di raffreddamento più efficienti, sostenibili e ad alte prestazioni. Una delle innovazioni più recenti e promettenti è rappresentata da uno schema di raffreddamento passivo basato sull’utilizzo dell’acqua salata. Il sistema, noto come “Hygroscopic Salt-Loaded Membrane-Encapsulated Heat Sink” (HSMHS), è incentrato sull’utilizzo di sali idroscopici, in particolare il bromuro di litio, per dissipare il calore generato dai componenti elettronici, migliorando le prestazioni e riducendo l’impatto ambientale.
Come funziona il raffreddamento passivo ad acqua salata
Secondo i ricercatori della City University di Hong Kong e della School of Energy and Power Engineering (Huazhong University of Science and Technology), un sistema informatico di prova ha fornito prestazioni migliori del 33% circa utilizzando la nuova tecnologia di raffreddamento passivo. Già oggetto di pubblicazione scientifica, il lavoro del team di accademici sfrutta un processo fisico-chimico noto come desorbimento, sfruttando le proprietà del bromuro di litio come assorbitore di umidità e del suo rilascio durante il processo di raffreddamento.
Il miglioramento del 33% si riferisce alle prestazioni della CPU ottenute, rispetto a sistemi di raffreddamento convenzionali o alternative precedentemente testate.
Il sistema impiega una membrana porosa che racchiude il bromuro di litio. Questa membrana permette il passaggio del vapore acqueo ma trattiene il sale, consentendo al composto di interagire con l’umidità presente nell’ambiente circostante.
Quando il sistema si surriscalda, il bromuro di litio assorbe l’umidità dall’aria, attivando il processo di desorbimento. Durante il processo, il sale libera il vapore acqueo attraverso la membrana porosa, favorendo un’efficace dissipazione del calore e il conseguente raffreddamento della superficie.
Fonte dell’immagine: City University Hong Kong.
I vantaggi del raffreddamento passivo con acqua salata
L’efficacia del sistema proposto si traduce in una riduzione significativa della temperatura della CPU e dei componenti elettronici, garantendo prestazioni ottimali e riducendo il rischio di thermal throttling.
La caratteristica autorigenerante del sistema consente inoltre al dispositivo di ricaricare autonomamente la sua capacità di raffreddamento, assorbendo l’umidità ambientale durante i periodi di inattività.
L’impiego di sali idroscopici, in particolare il bromuro di litio, risulta essere economico e sostenibile, riducendo i costi operativi e l’impatto ambientale associato al raffreddamento attivo. Ecco quindi che l’approccio descritto può diventare una soluzione vantaggiosa soprattutto in contesti come i data center.
Se implementata su larga scala, inoltre, questa “ricetta” per il raffreddamento passivo ha il potenziale di rivoluzionare lo scenario in ambito tecnologico ed edilizio. L’adozione della tecnologia potrebbe infatti tramutarsi in una scelta vincente non soltanto per dissipare il calore generato durante il funzionamento delle CPU, ma potrebbe migliorare significativamente l’efficienza energetica degli edifici, con applicazioni che vanno dai pannelli solari alle batterie.
L’immagine in apertura è della City University Hong Kong.