A settembre 2023 lo storico capo della divisione Windows, Panos Panay, aveva deciso di lasciare l’azienda. L’improvviso addio ha portato Microsoft a rivedere, almeno in parte, i programmi iniziali. Windows 12 sembrava ormai dietro l’angolo e invece tutte le innovazioni originariamente pensate per la major release vedranno la luce con la pubblicazione di Windows 11 24H2, nel corso della prossima stagione autunnale.
Dopo il periodo di transizione che ha visto Mikhail Parakhin assumere il ruolo di Panay, da fine marzo scorso alla guida di Windows c’è Pavan Davuluri che oggi fornisce alcune anticipazioni sul futuro del sistema operativo e sulla rinnovata “visione” di Microsoft.
Ecco come cambierà Windows: lo spiega il responsabile di divisione
Davuluri è da poco più di due mesi “al timone” di Windows ma ha voluto tracciare la rotta che sta guidando il lavoro degli ingegneri Microsoft. D’altra parte la posta in gioco in questo momento è davvero alta: stiamo vivendo un periodo di grandi cambiamenti, un’era in cui le decisioni prese potrebbero davvero rivoluzionare il modo in cui utilizziamo i computer.
Iniziamo da un “punto fermo”: Microsoft vuole portare sempre più intelligenza artificiale all’interno di Windows. Alcune funzionalità basate sull’IA sono già in arrivo: Recall è la memoria fotografica del PC, pronta per mettere gli utenti nelle condizioni di cercare qualunque informazione elaborata in passato. Al netto dei tanti dubbi in tema di privacy e sicurezza, che saranno al centro di infinite discussioni.
Inoltre, si è parlato di una novità sempre basata sull’intelligenza artificiale generativa: permetterà a Paint di creare immagini partendo da bozze e schizzi degli utenti.
In generale, comunque, Copilot e tutte le funzionalità da questo derivate saranno sempre più protagoniste in Windows e strettamente radicate con le fondamenta del sistema operativo (Windows 11).
Copilot deve anticipare le esigenze dell’utente, non soltanto soddisfare esplicite richieste
Secondo Davuluri, l’IA non deve più limitarsi a fornire risposte in linea con i quesiti dell’utente ma deve sempre più anticiparne le esigenze. Copilot dovrebbe comprendere come lavora l’utente, quali sono i suoi compiti giornalieri, come organizza abitualmente le sue attività (sia in campo professionale che personale) quindi attivarsi di conseguenza per semplificare la sua routine quotidiana.
L’intelligenza artificiale e i modelli generativi saranno insomma utilizzati a tutti i livelli: in ambito privato/consumer, sul versante professionale/aziendale (con Microsoft 365 Copilot) e con il preciso obiettivo di aiutare gli sviluppatori software.
L’IA si integrerà sempre di più con i dati aziendali permettendo l’estrazione di valore e informazioni precedentemente nascoste tra le pieghe dei dati dell’impresa. Sul versante dello sviluppo software, Microsoft sta puntando molto sul Windows Copilot Runtime, una collezione di strumenti che permetterà a ciascun programmatore di sfruttare i modelli integrati nel sistema operativo con i nuovi Copilot+ PC.
Microsoft insiste su Windows Cloud PC
Oltre alla sempre più stretta integrazione delle funzionalità di intelligenza artificiale, Davuluri vede un futuro in cui Windows sarà eseguito in streaming attraverso il cloud anziché localmente sui dispositivi. Un cambio di paradigma che definisce “game changer“, perché in grado di sfruttare la potenza di calcolo disponibile sul cloud per spostare la potenza computazionale sui sistemi remoti anziché sui singoli PC.
Torna insomma il concetto di thin client: appoggiandosi a un sistema Windows Cloud PC, il sistema dell’utente può essere dotato di una configurazione hardware minimale. L’esecuzione di Windows e delle applicazioni più complesse, infatti, è incentrata sul cloud e non richiede l’utilizzo di PC potenti.
Da un lato si percepisce la volontà di ottimizzare le elaborazioni legate all’IA in locale, poggiando sulle NPU (Neural Processing Unit) integrate nei chip Intel e AMD più recenti. Dall’altro, però, c’è la volontà di mettere sempre più utenti nelle condizioni di effettuare il boot di sistemi Windows che non sono davvero installati in locale ma che in realtà risultano in esecuzione sul cloud.
Due modelli antitetici che però sembrano concorrere a mettere Microsoft nelle condizioni di presentare un’offerta capace di venire incontro alle specifiche esigenze di ciascun utente e realtà aziendale.
La volontà di migliorare Windows riducendo pubblicità e messaggi invasivi
Nonostante il legame a doppio filo con il cloud, Davuluri professa la volontà di guardare a un “ritorno al passato”. Secondo il manager Microsoft, Windows 11 deve scrollarsi di dosso quella tendenza che ha contraddistinto le ultime release.
Gli utenti devono apprezzare Windows, spiega Davuluri. E per ottenere il favore degli utenti finali, non è possibile continuare a mostrare messaggi pubblicitari e richieste invasive (si pensi a quelle che spronano ad aggiornare a una specifica versione del sistema operativo Microsoft). L’approccio complessivo deve essere insomma mirato ad assicurare la miglior esperienza utente possibile.
Chissà se, finalmente, sarà messa al bando l’installazione automatica di applicazioni potenzialmente inutili. Ne abbiamo parlato nell’articolo su come velocizzare e ottimizzare Windows 11.
Gli investimenti sull’hardware
Il nuovo numero uno della divisione Microsoft Windows conferma l’importante pietra miliare che sarà posta con l’avvento dei primi notebook basati su Windows on ARM. In passato si erano fatti diversi “esperimenti”, che non hanno riscosso grande successo. Adesso, però, grazie al lancio dei nuovi SoC Snapdragon X Elite di Qualcomm, all’arrivo di competitor come NVIDIA e AMD, determinate a presentare le loro soluzioni ARM, alle migliorie apportate sul codice di Windows on ARM, all’adesione manifestata da tanti sviluppatori, i tempi sembrano finalmente maturi.
Davuluri parla delle nuove sfide che si porranno dinanzi a Microsoft, chiamata a “bilanciare” i rapporti con AMD, Intel, Qualcomm e con gli altri produttori di chip durante la transizione verso ARM. Una scelta, però, che contribuirà a “modernizzare la piattaforma“, fondamentale anche per spingere l’acceleratore in casa x86. Non solo sul versante ARM.
Come abbiamo evidenziato in un altro articolo, infatti, nella gara tra chip ARM64 e x86-64 non conta l’ISA (Instruction Set Architecture).
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