Gli aspetti legati alla sicurezza e alla privacy hanno un ruolo essenziale quando si parla di servizi di posta elettronica e di messaggistica. Ricordate la sfortunata proposta di legge europea che avrebbe portato a una sorveglianza di massa di milioni di cittadini? Dopo l’affossamento della stessa, il Parlamento europeo ha vietato qualunque tipo di monitoraggio e sono spuntati i nomi di chi voleva far saltare la crittografia end-to-end.
ProtonMail, o meglio la “casa madre” Proton, è una delle realtà che ha più fortemente osteggiato il disegno di legge noto come Chat Control 2.0. Fondato nel 2014 da un gruppo di ricercatori del CERN di Ginevra, ProtonMail ha come obiettivo quello di offrire un servizio di posta più sicuro e rispettoso della privacy rispetto alle soluzioni tradizionali. In passato abbiamo presentato un confronto tra ProtonMail e Tutanota.
ProntonMail ci va giù duro con Microsoft Outlook: non rispetta i dati personali degli utenti
In un post al vetriolo pubblicato sul blog ufficiale dell’azienda, ProtonMail sostiene che Outlook non è più soltanto un servizio di posta quanto piuttosto uno strumento ad uso e consumo di Microsoft per la raccolta di dati.
Edward Komenda (ProtonMail) evidenzia che chiunque scarichi il nuovo Outlook per Windows, può subito accorgersi di un dato che fa “drizzare le antenne”. Microsoft afferma, ad oggi, di condividere i dati degli utenti di Outlook con 772 terze parti. E lo fa con diverse finalità, tra cui: archiviare e/o accedere alle informazioni sul dispositivo dell’utente, sviluppare e migliorare i prodotti, personalizzare annunci e contenuti, misurare l’efficacia di annunci e contenuti, ottenere informazioni dettagliate sul pubblico, raccogliere dati di geolocalizzazione precisi, identificare gli utenti tramite la scansione del dispositivo.
Osserva ProtonMail: “grazie al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) vigente nell’Unione Europea, gli utenti europei sono almeno informati che una nutrita schiera di soggetti terzi potrà prendere visione dei loro dati. Gli utenti statunitensi, per via del rifiuto del governo di approvare la legislazione sulla privacy, non vengono mai nemmeno informati di ciò che sta accadendo“. E continua: “in una certa misura, il nuovo Outlook consente di scegliere come e se condividere i dati, ma non è così semplice come fare clic su un singolo interruttore“.
Fortemente contestata anche la raccolta di dati, come le password, che non dovrebbero essere memorizzate sul cloud
Nella sua disamina accusatoria, ProtonMail cita anche il risultato di una recente scoperta: Outlook trasferisce le password degli account email a Microsoft, senza avvisare in alcun modo gli utenti. Se si configurano account email di terze parti nel nuovo Outlook (IMAP, SMTP, calendari, contatti,…), tante informazioni – comprese i dettagli per l’autenticazione a tali account – sono raccolti sui server Microsoft. Certamente l’infrastruttura cloud di Microsoft raccoglie le password ma la memorizzazione coinvolge anche i token autorizzativi OAuth, ad esempio. Con la differenza che, in questo caso, è almeno possibile per gli utenti l’annullamento e il conseguente ritiro.
ProtonMail prosegue segnalando che “Microsoft si concede il privilegio di accedere al contenuto degli account di posta elettronica in qualsiasi momento, scansionando e analizzando il contenuto delle email, condividendo le informazioni con terze parti“.
Il professor Ulrich Kelber, commissario federale tedesco per la protezione dei dati e la libertà d’informazione, ha espresso preoccupazione rispetto al comportamento del nuovo Outlook. Ed ha annunciato l’intenzione di richiedere una serie di verifiche al Commissario irlandese per la protezione dei dati (in Irlanda ha sede legale la filiale europea di Microsoft).
Sulla base della sua policy, Microsoft non utilizza dati personali provenienti da email, chat o documenti per veicolare annunci pubblicitari. Ma gli annunci che appaiono possono comunque essere selezionati utilizzando altri dati condivisi dall’utente, ad esempio i suoi interessi e preferenze, la sua posizione, le transazioni effettuate, il modo con cui sono usati i prodotti Microsoft, le query di ricerca, i contenuti visualizzati.
L’immagine in apertura è tratta dal post di ProtonMail.