E’ già polemica per una dichiarazione resa dal Presidente della FIEG, Carlo Malinconico, che propone una “mini-tassa” sulla fruizione della connessione Internet. “Abbiamo immaginato un prelievo di entità modesta, del costo di un caffè al mese o giù di lì, per realizzare una dote di risorse che possa essere d’aiuto in questo frangente“, ha affermato Malinconico. Il “prelievo” andrebbe a vantaggio della carta stampata con l’intento di dare un po’ di ossigeno al settore. “Non una soluzione alla crisi, ma una misura da adottare in modo transitorio“. La proposta è arrivata a margine della presentazione alla Camera di un’indagine sullo “stato dell’editoria” in Italia nel triennio 2007-2009. Malinconico sembra quindi rifarsi ad un’idea lanciata di recente da Carlo De Benedetti.
L’ADUC (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) ha duramente criticato le parole di Malinconico osservando: “chi pensa che questa possa essere la strada per la soluzione dei propri problemi non comprende la funzione della Rete“. Secondo l’ADUC non è pensabile andare a far leva su un settore, come quello dei collegamenti Internet a banda larga, che in Italia ha già le sue difficoltà. L’associazione fa riferimento ai costi ancora troppo elevati delle connessioni, agli standard qualitativi che dovrebbero essere migliorati, al problema del “digital divide” che interessa ancora troppi cittadini. “Il Governo per ora ha stanziato 20 milioni di euro (gli incentivi entrati in vigore lo scorso 15 aprile): 50 euro per ogni contratto di un 18/30enne.“, ha affermato l’ADUC rammentando che allo stato attuale non ci sono investimenti per la diffusione della banda larga. “Furono stanziati 800 milioni di euro (…) Una cifra ridicola: una decente copertura richiede miliardi di euro così come stanno facendo in altri Paesi. Ma gli 800 milioni sono stati bloccati“.
Anche l’avvocato Guido Scorza boccia la proposta di una “tassa sulla Rete” definendo l’idea inaccettabile: “si muove dalla presunzione – indimostrata ed indimostrabile – che l’innovazione sia responsabile della scarsa fortuna – o semplicemente della minor fortuna rispetto al passato – dell’industria dei contenuti e, dunque, le si chiede di farsi carico di sostenerla“.