Dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea che, di fatto, ha trasformato Google e gli altri motori di ricerca in “arbitri” chiamati a decidere circa la rimozione – dai rispettivi indici – dei link facenti riferimento a contenuti che possono offendere la dignità altrui, arrivano le prime reazioni.
Il presidente esecutivo della società statunitense, Eric Schmidt, ad esempio, ha dichiarato come la recente sentenza dei giudici europei sollevi purtroppo molti dubbi: Google dovrà garantire il diritto all’oblio. Cosa significa. In forza del conflitto che si è venuto a creare fra il diritto all’informazione e quello ad essere dimenticato (diritto all’oblio), sono infatti molteplici gli aspetti che meriterebbero un attento approfondimento.
La domanda che pongono molti esperti è la seguente: perché Google (come gli altri motori di ricerca) debbono essere chiamati a rimuovere link facenti riferimento anche a quegli articoli che, all’epoca della pubblicazione, sono stati immessi online riportando informazioni veritiere e rispettando la realtà dei fatti?
Eppure, la sentenza appena emessa dalla Corte di Giustizia europea va proprio in tale direzione imponendo a Google degli obblighi di verifica, sempre su segnalazione dei diretti interessati, similmente a quanto già accade per ciò che concerne l’indicizzazione di contenuti pubblicati online senza l’autorizzazione dei detentori del diritto d’autore.
Allo stato attuale, Google offre una specifica pagina web attraverso la quale si possono inoltrare delle segnalazioni. Nel caso in cui la pagina indicata fosse ritenuta effettivamente lesiva della dignità del segnalante, i tecnici di Google – una volta ultimati i controlli del caso – provvederanno a rimuoverla dagli indici del motore di ricerca (non sarà più presentata nelle pagine SERP in risposta a qualsiasi genere d’interrogazione).
Qualora Google decidesse di non rimuovere alcun link, l’interessato potrà comunque rivolgersi al giudice per cercare di ottenerne l’eliminazione.
Da parte loro, i portavoce di Google hanno rimarcato come la decisione della Corte di Giustizia europea abbia implicazioni significative sulle modalità con cui vengono gestite le richieste di rimozione dei contenuti. Si tratta, infatti, di un’attività molto lunga e complessa da gestire – ancor più delle richieste di rimozione dei contenuti soggetti a copyright – dal momento che i contenuti altrui debbono comunque essere esaminati, in qualunque lingua essi siano stati redatti.
Google prevede, nelle prossime settimane, di informare gli utenti sulle procedure applicate in risposta alle decisioni assunte in sede europea.