Mentre Sora di OpenAI si sta facendo attendere, con speranze sempre più ridotte di vedere il modello di AI generativa entro la fine dell’anno, Google fa la sua mossa, presentando Veo.
Svelato a maggio dal colosso di Mountain View, questo modello è stato sin da subito contrapposto al prodotto di OpenAI e, a quanto pare, battendo (almeno con le tempistiche) lo scomodo concorrente. Come confermato dall’azienda, Veo è finalmente disponibile per le aziende che vogliono iniziare a incorporarlo nel loro processo di creazione di contenuti video.
Secondo quanto rivelato finora da Google, lo strumento è capace di generare filmati con risoluzione 1080p, sfruttando diversi stili visivi e cinematografici sia tramite prompt testuali che attraverso immagini.
Altro aspetto potenzialmente capace di differenziare il modello dai competitor è la lunghezza dei video, spesso un vero e proprio tallone d’Achille per tanti strumenti simili. Veo, a quanto pare, fornisce contenuti finali della lunghezza superiore al minuto, anche se Google non ha specificato tempistiche più precise. Queste restrizioni però, dovrebbero essere legate solo alla versione in anteprima: il che lascia ben sperare per il modello definitivo.
Google Veo vuole evitare guai legali grazie alla tecnologia SynthID
Così come Imagen 3 (altro modello AI di Google capace però di generare immagini), anche Veo sarà dotato di protezioni integrate per evitare potenziali abusi, siano essi contenuti pericolosi o che vadano a violare opere protette da diritti d’autore.
Altro aspetto che accomuna entrambi gli strumenti è il supporto della tecnologia creata da DeepMind e nota come SynthID. Questa include una sorta di “filigrana digitale” invisibile all’occhio umano che dovrebbe ridurre eventuali guai legali a causa del copyright. SynthID, a livello pratico, lavora in modo molto simile al Content Credentials di Adobe.
Per OpenAI, il lancio del modello della concorrenza suona come un allarme: se le tempistiche di Sora si dilateranno troppo, Google (o altri concorrenti) potrebbero consolidare la posizione predominante in questo settore, lasciando alla startup di ChatGPT solo le briciole.