Posticipato il passaggio agli standard MPEG4 AVC e DVB T2: tutti i dettagli

Il Ministero dello sviluppo economico decide per il congelamento della roadmap precedentemente fissata per il passaggio al DVB-T2. Il 1° settembre 2021 non ci sarà neppure la migrazione verso MPEG-4.
Posticipato il passaggio agli standard MPEG4 AVC e DVB T2: tutti i dettagli

Il 1° settembre 2021 si sarebbe dovuto concretizzare il passaggio allo standard MPEG4 AVC (H.264) di tutti i canali TV trasmessi su scala nazionale con il digitale terrestre (DVB-T).

Nel corso di una riunione svoltasi oggi il Ministero dello sviluppo economico (MISE) ha ritenuto opportuno procedere all’aggiornamento dei contenuti del decreto 19 giugno 2019 e in particolare del calendario nazionale che individua le scadenze della tabella di marcia verso DVB-T2.

Il nuovo percorso definito dal MISE prevede che il passaggio da MPEG-2 a MPEG-4 su DVB-T avvenga a partire del 15 ottobre prossimo: saranno però le varie emittenti a decidere quali canali passare in MPEG-4. Allo stesso tempo verrà avviata una campagna di comunicazione per rendere consapevoli i cittadini della necessità di dotarsi di apparecchi televisivi adeguati.
Coloro che possiedono dispositivi già in grado di ricevere i canali HD (dal 501 in avanti) hanno la certezza di usare un prodotto compatibile MPEG-4.

La dismissione generalizzata della codifica DVB-T/MPEG-2 sarà quindi definita con un successivo provvedimento che verrà emanato entro la fine del 2021 dopo un’ulteriore nuova verifica.

Il provvedimento porta con sé ritardi anche su un altro piano: le frequenze sui 700 MHz che si sarebbero a poco a poco liberate dal 1° settembre lo saranno con un po’ di ritardo.
I network televisivi dovranno comunque consegnare tali frequenze entro e non oltre il 1° luglio 2022 perché quella è la data in cui dovranno entrare nella disponibilità degli operatori di telecomunicazioni vincitori dei bandi per l’assegnazione delle frequenze destinate all’erogazione di servizi di connettività 5G.
Con un’incertezza del genere i network televisivi dovranno ridurre il numero di canali trasmessi o comunque la qualità del flusso audio-video optando per un livello di compressione più spinto.

Nell’articolo incentrato sul DVB-T2, sul suo funzionamento e sulle conseguenze dello switch off avevamo scritto che la nuova migrazione per il digitale terrestre si sarebbe concretizzata in tutta Italia tra il 21 e il 30 giugno 2022.

Con la decisione odierna del MISE cade anche questa data: il Ministero ha infatti stabilito che il passaggio a DVB-T2 sarà disposto a partire dal 1° gennaio 2023.
Allo stato attuale non è quindi dato sapere quale sarà il nuovo cronoprogramma per il definitivo abbandono delle trasmissioni DVB-T.

Ci sarà quindi un periodo transitorio in cui i network sul digitale terrestre non potranno più contare sulle frequenze sui 700 MHz ma allo stesso tempo non migreranno ancora su DVB-T2. Nella decisione del Ministero, inoltre, non si fa menzione alcuna alla codifica HEVC (H.265) che permetterebbe davvero di compiere un salto di qualità e che nei piani iniziali sarebbe stata abbracciata insieme con DVB-T2 entro fine giugno 2022.

Concludendo, ci sono pochissime certezze e non passaggio che – diversamente rispetto a quanto stabilito in precedenza – appare tutt’altro che “ordinato”: si sa soltanto che dal 15 ottobre 2021 i network televisivi potranno iniziare a trasmettere in MPEG-4 (DVB-T) alcuni canali “rappresentativi”; che entro il 1° luglio 2022 le frequenze sui 700 MHz dovranno essere liberate per essere consegnate agli operatori 5G aventi titolo; che le indicazioni per il passaggio a DVB-T2 arriveranno più avanti e varranno solo dal 1° gennaio 2023 (probabilmente con prescrizioni introdotte con molta gradualità).

Cosa rimane? La necessità per i cittadini di munirsi di dispositivi compatibili MPEG-4 senza avere più la garanzia di trasmissioni qualitativamente migliori. Un bell’autogol per il digitale terrestre e la certezza che non si parlerà di 4K almeno per anni a tutto vantaggio delle principali piattaforme di streaming come Netflix, Disney+ e Amazon Prime Video già da tempo in grado di fornire contenuti 4K Ultra HD.

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