Le dichiarazioni di Luigi Gubitosi, amministratore delegato di TIM, hanno accesso un’altra miccia. Con riferimento all’ipotesi di una “rete unica” che scaturisca dall’unione delle infrastrutture di TIM con quelle realizzate da Open Fiber, secondo Gubitosi – come riporta ANSA – “il modello da adottare è una rete sotto il controllo di un operatore verticalmente integrato quale TIM, piuttosto che un modello wholesale-only che si è rivelato fallimentare ovunque sia stato applicato“.
L’AD dell’ex monopolista ha ribadito che TIM è a favore di una transizione verso la rete unica e ha osservato che “una duplicazione della rete non ha alcun senso e non è nell’interesse del Paese“.
Le parole di Gubitosi hanno però mandato su tutte le furie i vertici di Open Fiber che si sono affrettati a chiarire in un comunicato ufficiale che il modello wholesale-only, adottato dall’azienda di telecomunicazioni compartecipata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti, è assolutamente vincente.
D’altra parte Open Fiber ha sempre evidenziato l’importanza del modello wholesale-only formando un’alleanza con gli operatori europei che usano lo stesso approccio: Open Fiber traccia il futuro degli operatori wholesale only e open access con gli altri membri.
Con la soluzione wholesale-only Open Fiber non commercializza i servizi di connettività direttamente agli utenti finali ma mette a disposizione la sua rete interamente in fibra a tutti gli operatori interessati. Coerentemente con questa logica, Open Fiber ha ripetutamente sottolineato che in caso di un’eventuale fusione con la rete TIM, il nuovo soggetto così creato dovrà necessariamente essere terzo e neutrale: Open Fiber: sì alla fusione della rete con TIM ma a condizione che l’infrastruttura sia terza e neutrale.
Il modello wholesale-only garantisce l’accesso alla rete in forma neutrale e non discriminatoria a tutti gli operatori, che ne sono clienti e non concorrenti, con evidenti benefici per i consumatori in termini di pluralità e ricchezza dei servizi disponibili.
Tra l’altro, confutando quanto sostenuto da Gubitosi, da Open Fiber si osserva che “il modello wholesale-only trova importanti riscontri sia nel nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, in fase di recepimento da parte del Parlamento italiano, sia nelle analisi svolte dall’Agcom e dall’AGCM, sia in un chiaro orientamento espresso ad amplissima maggioranza dal Legislatore nel decreto fiscale del 2018 (art. 23-ter)“.
In tutti i casi, il modello wholesale-only viene indicato come il più adatto per favorire gli ingenti investimenti necessari a realizzare una nuova rete di accesso ad altissima capacità, a disposizione di famiglie e imprese. Quegli investimenti che “al contrario, non sono stati effettuati dall’operatore verticalmente integrato (ovvero TIM) causando il ritardo in cui si trova il nostro Paese“, commenta ancora Open Fiber.
L’azienda guidata da Elisabetta Ripa e presieduta da Franco Bassanini osserva infine che il modello wholesale-only ha permesso a Open Fiber di diventare, in circa tre anni, con 8,5 milioni di case raggiunte, il terzo fornitore europeo di connettività in modalità FTTH (Fiber To The Home) – il primo non verticalmente integrato – alle spalle di Telefonica e Orange.
Non manca la stoccata finale: “un risultato tutt’altro che fallimentare a giudicare anche dai comportamenti abusivi messi in campo dall’incumbent“.