Intelligenza artificiale? Comparto fotografico? Nuovo design? No, ultimamente si parla della serie Pixel 9 per motivi meno piacevoli, perché secondo un nuovo report gli ultimi smartphone di Google condividerebbero troppi dati degli utenti e senza il loro consenso. Ma cosa c’è di vero? C’è da preoccuparsi?
Il report in questione è firmato Cybernews, secondo cui gli smartphone della gamma Pixel 9, in particolare le versioni Pro, invierebbero un “pacchetto di dati” a Google “ogni 15 minuti”. Tra i dati inviati ci sarebbero posizione, indirizzo email, numero di telefono, stato della rete e altro ancora. L’approccio, secondo i ricercatori che hanno svolto l’indagine, sarebbe di tipo man-in-the-middle (un attacco informatico volto ad intercettare dati, ndr). Secondo la redazione di 9to5google, però, ci sono delle precisazioni da fare.
Il pacchetto di dati inviato dai Pixel a Google non è una esclusiva di questi dispositivi. Nel senso che ciò accade su tutti i dispositivi Android (e non solo), come spiegato su X dagli sviluppatori di GrapheneOS, una versione di Android con focus sulla privacy. Nel post si legge che anche iOS inoltra questi dati a Apple e che altri produttori di device Android potrebbero fare lo stesso.
iOS has direct equivalents to everything that’s covered.
If what people take from the article is that they should use a non-Pixel Android device with Google Play, they’ll have a dramatically less secure device with the same privacy issues and additional ones from OEM services.
— GrapheneOS (@GrapheneOS) October 9, 2024
La risposta di Google
Considerate le accuse che potrebbero rovinare la reputazione dei suoi ultimi smartphone, Google ha deciso di salire sul ring. Ebbene, secondo Big G, il report “interpreta male i dettagli tecnici” e non spiega che i dati coinvolti sono assolutamente necessari “per servizi legittimi su tutti i dispositivi mobili”.
«La sicurezza e la privacy degli utenti sono le massime priorità per gli smartphone Pixel. […] Questo report interpreta male i dettagli tecnici e non spiega in modo completo che le trasmissioni di dati sono necessarie per servizi legittimi su tutti i dispositivi mobili, indipendentemente dal produttore, dal modello o dal sistema operativo, come aggiornamenti software, funzionalità on-demand ed esperienze personalizzate», scrive Google. E dunque, allarme rientrato? Al momento, sembra proprio di sì.