Il “Grande Firewall” cinese diviene ancora più impenetrabile. Le autorità del Paese estremo-orientale bloccano l’accesso a molteplici siti di fama internazionale, tra cui Facebook, Twitter, YouTube e molti altri.
Per utilizzare tali servizi, però, la stragrande maggioranza dei cittadini e delle imprese cinesi usa le reti VPN (Virtual Private Network).
Com’è noto, esse permettono di stabilire una connessione cifrata tra il client locale e un server remoto: tutti i dati scambiati non possono essere né letti né modificati da parte di terzi.
Una volta usciti dal server VPN (che può trovarsi fuori dallo stato in cui si risiede; in questo caso, all’esterno dei confini cinesi), si potrà evidentemente visitare qualunque sito web, liberi da qualunque restrizione imposta a livello della singola nazione.
Il ministro dell’industria e dell’IT cinese ha però di fatto messo al bando l’utilizzo non autorizzato delle VPN. Da oggi e almeno fino al 31 marzo 2018 chiunque usi una VPN non autorizzata dal governo commetterà un reato.
Non è ancora chiaro come le autorità di Pechino intendano verificare l’effettivo rispetto della normativa. È però altamente probabile che si rivolgano direttamente ai fornitori dei servizi VPN per esigere la loro cooperazione.
La decisione appena assunta cozza violentemente contro le dichiarazioni rese dal leader cinese Xi Jinping, proprio la settimana scorsa, durante il World Economic Forum di Davos, in Svizzera.
Jinping sottolineò l’importanza della globalizzazione e osservò come ormai risulti inopportuno e controproducente chiudersi su se stessi.