Parte dalla Russsia, nazione ove il fenomeno della pirateria digitale è ai massimi livelli, un’iniziativa volta a bloccare lo scambio di materiale coperto dal diritto d’autore attraverso le reti Torrent. Il nemico del download illegale ha un nome: Pirate Pay, scelto evidentemente per riportare alla mente la famosa “baia dei pirati” invitandone i frequentatori a pagare i contenuti digitali che scaricano.
Gli autori di “Pirate Pay” spiegano che il loro sistema è capace di interferire con la normale procedura di download di file specifici, messi in circolo attraverso BitTorrent, inibendone di fatto il prelevamento. L’idea è balenata nella testa degli ideatori di “Pirate Pay” all’incirca tre anni fa quando fu chiesto loro di mettere a punto una soluzione per la gestione del traffico di rete appannaggio dei provider Internet. Il software messo a punto si rivelò efficace anche nell’impedire il transito di pacchetti dati Torrent. Il CEO di “Pirate Pay”, Andrei Klimenko, ed il suo tempo ritennero così di aver scoperto il “Santo Graal” dell’antipirateria online.
Il progetto sembra abbia ottenuto il favore anche della filiale russa di Microsoft che avrebbe investito 100.000 dollari per lo sviluppo di “Pirate Pay”. L’applicazione, nel corso degli ultimi mesi, è stata ampiamente migliorata ed ottimizzata e a dicembre scorso è stata messa alla prova nel tentativo di proteggere una pellicola cinematografica russa illegalmente diffusa attraverso BitTorrent. Secondo quanto riportato, “Pirate Bay” avrebbe prevenuto circa 45.000 download.
Non si conoscono molti dettagli sul funzionamento di “Pirate Pay”: Klimenko non ha infatti rilasciato informazioni precise. È comunque altamente probabile che il software, una volta appurato che è in corso il tentativo di download di un file soggetto a copyright, inizi ad inondare il client che ne ha richiesto il prelevamento di informazioni atte a “confonderlo”. “Pirate Pay genera del traffico dati con lo scopo di confondere i client sui reali indirizzi IP degli altri client; questo fa sì che i vari client si disconnettano l’uno dall’altro“, ha spiegato Klimenko.
Sembra che i vertici di “Pirate Pay” chiedano una somma compresa tra 12.000 e 50.000 dollari per bloccare la diffusione di uno specifico file Torrent. Da più parti si sono sollevati dubbi circa la legabilità di un meccanismo che, di fatto, appare sferrare una sorta di attacco DoS (Denial of Service).