Perplexity, motore di ricerca basato sull’Intelligenza Artificiale, ha presentato nelle scorse ore un programma per la condivisione delle proprie entrate con gli editori.
Ciò rappresenta un drastico cambio di atteggiamento da parte della piattaforma, più volte accusata di plagio nel corso delle scorse settimane da testate giornalistiche come Wired, Forbes e altre realtà di livello internazionale, come riportato da CNBC.
Perplexity, che ha l’ambizione di sfidare Google nel contesto delle ricerche online, sembra voler garantire prosperità a chi crea contenuti, fornendo dunque materiale prezioso per il motore di ricerca. L’accordo, battezzato Perplexity Publishers Program, ha già accolto diversi nomi prestigiosi. Si parla di diverse piattaforme e testate giornalistiche come il TIME, Der Spiegel, Fortune e WordPress.com.
Di fatto, il motore di ricerca condividerà una percentuale delle entrate pubblicitarie in base al numero di citazioni degli articoli nelle SERP (Search Engine Results Page). Secondo quanto trapelato, tale approccio permetterebbe a WordPress.com di attuare un programma per trasferire una parte di questi ricavi direttamente ai singoli creatori di contenuti.
Perplexity e i diritti d’autore, un rapporto tutt’altro che semplice
Il direttore commerciale di Perplexity, Dmitry Shevelenko, intervistato da CNBC ha confermato come l’iniziativa sia iniziata con una serie di colloqui con gli editori nello scorso mese di gennaio.
Sebbene allo stato attuale l’accordo riunisca una dozzina di editori, la compagnia prevede un futuro ampliamento di questo gruppo. Come parte dell’accordo gli editori otterranno anche l’accesso alle API del motore di ricerca, che consentono di tenere sotto controllo la gestione dei materiali che hanno pubblicato. La mossa di Perplexity non arriva del tutto inaspettata. Con le prime accuse di plagio, infatti, il motore di ricerca sembrava ormai alle strette.
A rendere ancora più difficile la situazione vi è stato il caso legato ai file robots.txt che, secondo alcuni, non sono stati rispettati dal motore di ricerca quando veniva esplicitamente allo stesso chiesto di non effettuare le scansioni di un determinato sito. Al di là di polemiche e sospetti, Perplexity rappresenta una piattaforme con prospettive alquanto interessanti. La sfida a Google, dunque, potrebbe essere solo agli inizi.