Se è vero che OpenAI ha avuto un aumento considerevole di ricavi, la startup ha dovuto anche affrontare un’impennata dei costi.
Secondo alcuni recente rapporti, la compagnia ha realizzato circa 300 milioni di fatturato nel mese di agosto, con un aumento del 1.700% rispetto all’anno precedente. A dispetto di ciò, i costi stanno mettendo a repentaglio l’esistenza stessa dei creatori di ChatGPT.
Le spese non mancano di certo, con il cloud computing, gli stipendi dei professionisti e l’affitto degli uffici che cominciano a farsi sentire. L’Intelligenza Artificiale funziona grazie a infrastrutture costose non solo da realizzare, ma soprattutto da mantenere. Con la crescita esponenziale degli utenti, queste sono sempre più vaste e difficili da gestire.
A livello puramente pratico, si stima che la startup perderà circa 5 miliardi di dollari nell’intero 2024.
OpenAI potrebbe pensare ad aumentare gli abbonamenti? Ecco perché può essere rischioso
OpenAI, per cercare di rendere meno gravosa la situazione, si sta impegnando a raccogliere nuovi fondi. Attraverso Thrive Capital, la startup sembra poter ottenere finanziamenti per 7 miliardi di dollari: una vera e propria boccata d’ossigeno.
Nonostante ciò, la via potenzialmente più semplice e logica per aumentare le entrate è quella di aumentare gli abbonamenti a pagamento relativi a ChatGPT, nonostante non siano ancora giunte indiscrezioni a riguardo. Se l’aumento di iscritti porta anche a un incremento di costi, l’unica via percorribile sul medio-lungo termine sembra essere quella di aumentare le sottoscrizioni di ChatGPT Plus.
Una mossa che potrebbe però non essere così semplice, visto che OpenAI ha a che fare con una concorrenza ormai più che agguerrita, con nomi di rilievo come Gemini, Perplexity e Claude. Un aumento di prezzo potrebbe convincere molti utenti a volgere lo sguardo altrove, causando dunque un effetto opposto rispetto a quello desiderato.