Tra le frequenze assegnate in licenza a vari operatori italiani al fine dello sviluppo di infrastrutture di telefonia mobile 5G c’è anche lo spettro compreso tra 24,25 e 27,5 GHz. A questa porzione di banda ci si riferisce comunemente con il termine “banda 26 GHz“. Sappiamo che, in base a un accordo raggiunto tra le due società, Iliad affitterà a Open Fiber le sue frequenze sui 26 GHz.
Perché un operatore wholesale come Open Fiber che ha realizzato e sta continuando a estendere la sua rete ultrabroadband interamente in fibra ottica (tutti i collegamenti sono erogati agli utenti finali con lo schema FTTH, Fiber-to-the-Home) ha espresso vivo interesse per i collegamenti radio?
L’accordo tra Iliad e Open Fiber per l’utilizzo della banda 26,7-26,9 GHz
Dopo la gara indetta dal Ministero, i diritti d’uso delle frequenze nella banda 26,5-27,5 GHz sono stati assegnati così come segue (la figura è tratta dalla delibera di AGCOM):
L’intesa raggiunta tra Open Fiber e Iliad prevede che quest’ultima conceda in affitto all’azienda di Cassa Depositi e Prestiti e Gruppo Macquarie, il blocco di 200 MHz di sua competenza nell’ambito del territorio di 9 regioni italiane, ad eccezione dei capoluoghi di regioni e dei capoluoghi di provincia che insistono nelle medesime aree.
Nella delibera AGCOM i riferimenti alle regioni oggetto dell’accordo risultano rimossi: potrebbero comunque corrispondere, verosimilmente, ai lotti appannaggio di Open Fiber nell’ambito dei bandi del progetto Italia a 1 Giga.
Ricordiamo che l’Europa ha scelto di assegnare i diritti d’uso per il 5G su tre bande distinte: 694-790 MHz, 3600-3800 MHz e 26,5-27,5 GHz. La “banda bassa”, ovvero quella sui 700 MHz, sfrutta le frequenze “riciclate” dai broadcaster televisivi, che hanno dovuto abbandonarne l’utilizzo. Ma mano che si sale in frequenza, la capacità del link aumenta (in termini di larghezza di banda) mentre diminuisce il raggio di copertura con una maggiore sensibilità, ad esempio, alla presenza di ostacoli. È quindi già intuibile perché Open Fiber e Iliad si siano accordate proprio sulle bande di frequenza più alte (26 GHz).
Perché Open Fiber intende usare le frequenze di Iliad per erogare connettività FWA
Come appare evidente leggendo la documentazione pubblicata dall’Autorità italiana, Open Fiber ha pianificato di utilizzare il blocco da 200 MHz di Iliad per sviluppare accessi FWA (Fixed Wireless Access). In altre parole, nelle zone in cui potrebbe risultare impraticabile o comunque antieconomico raggiungere gli utenti finali con il cavo in fibra ottica, Open Fiber sarebbe comunque in grado di garantire l’attivazione di una connessione in banda ultralarga in modalità senza fili. A monte dell’antenna FWA tutta l’infrastruttura sarebbe in fibra ottica mentre l’ultimo tratto per arrivare all’utente sarebbe effettuato in modalità wireless.
D’altra parte, anche nella definizione di VHCN (Very High Capacity Network) del BEREC, acronimo di Body of European Regulators for Electronic Communications, l’organismo europeo che raccoglie gli enti regolatori degli Stati membri che si occupano di comunicazioni elettroniche, può essere definita tale qualsiasi rete che fornisca una connessione wireless, con la fibra ottica che arriva fino alla base station.
Le frequenze sui 26 GHz rappresentano, evidentemente, un’opportunità ghiotta per Open Fiber perché se da un lato è vero che le comunicazioni in questa banda hanno un raggio di copertura molto limitato, ma dall’altro – grazie alla generosa larghezza di banda che possono assicurare – danno modo di abilitare servizi ad alta velocità e bassa latenza. Allestendo connessioni punto-punto in condizioni di perfetta visibilità tra le antenne, sulla banda dei 26 GHz si possono ottenere velocità anche molto superiori a diversi Gigabit per secondo.
Non è una novità per Open Fiber, che già dispone di frequenze sui 26 GHz
Al netto dell’importanza di un accordo come quello stipulato con Iliad, è importante evidenziare che Open Fiber dispone già oggi di altri blocchi sui 26 GHz, che può utilizzare in proprio per fornire servizi FWA.
Lo spettro di 200 MHz complessivi ottenuto in leasing da Iliad, va ad affiancarsi alla disponibilità di Open Fiber delle frequenze nella banda 26 GHz “bassa” (tra 24,5 e 26,5 GHz) e a quelle leggermente più elevate, sui 28 GHz. Le assegnazioni di questi blocchi variano per area geografica: l’allegato A alla delibera AGCOM n.161/23/CONS, da cui è tratta la tabella seguente, ne riassume la distribuzione, per la banda 24,5-26,5 GHz.
La tabella riprodotta di seguito, invece, riassume le assegnazioni relative alla banda sui 28 GHz (è tratta dall’allegato A alla delibera n. 316/21/CONS).
Il via libera di AGCOM
Posto al vaglio l’accordo tra Open Fiber e Iliad, AGCOM non ha rilevato particolari problematiche rilevando anzi che l’operazione possa portare benefici agli operatori retail (leggasi, aziende di telecomunicazioni partner di Open Fiber) perché avranno la possibilità di usare anche la tecnologia FWA per raggiungere una platea di utenti più ampia, compresi coloro che risiedono nelle aree bianche (altrimenti note come “zone a fallimento di mercato”). I vantaggi, insomma, non sarebbero limitati alle aree grigie e nere, oggetto del piano Italia a 1 Giga (il fine ultimo è portare almeno 1 Gbps in tutte le aree del Paese ove oggi non si raggiungono i 300 Mbps in downstream). Lo diceva Open Fiber stessa nel 2021: “raggiungeremo i Comuni delle Aree Bianchissime con l’FWA“.
L’Autorità ha quindi deciso di esprimere parere favorevole all’affitto delle frequenze 26,5-27,5 GHz precedentemente assegnate a Iliad. Allo stato attuale non sembrano esserci condizioni ostative, neppure lato Antitrust e MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy).
L’immagine in apertura è di Open Fiber ed è tratta dal sito ufficiale dell’azienda.