Apprezzato e utilizzato in tutto il mondo Twitter non è esattamente una delle realtà che si mettono più in evidenza se si parla di introiti.
Eppure Elon Musk ha espresso il suo vivo interesse nell’acquisire il social network o meglio il servizio di microblogging lanciato da Jack Dorsey nel marzo 2006.
Musk, imprenditore noto per essere CEO della casa automobilistica Tesla, CEO e CTO della compagnia aerospaziale SpaceX, cofondatore e CEO di Neuralink, presidente di SolarCity, ideatore del sistema di trasporto ultraveloce Hyperloop, fondatore di The Boring Company e cofondatore di PayPal e OpenAI, avrebbe però “grandi piani” per Twitter intendendo monetizzarne al massimo le attività.
Classe 1971, l’imprenditore sudafricano con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense, aveva acquistato circa il 9% di Twitter lo scorso mese con l’obiettivo di entrare nel consiglio di amministrazione. Dal momento che era necessario disporre di almeno il 15% delle quote societarie, Musk ha desistito per poi presentare un’offerta vincolante per far propria l’intera azienda. L’acquisizione è stata approvata per 44 miliardi di dollari.
Il consiglio di amministrazione di Twitter avrebbe potuto certamente rifiutare l’offerta ma l’importo messo sul tavolo era evidentemente troppo allettante per rigettare la proposta. Anche perché un diniego avrebbe potuto esporre il consiglio a un’eventuale vertenza legale dall’interno contestando una gestione sconsiderata degli affari.
Musk ha dichiarato di voler rendere Twitter ancora migliore introducendo nuove funzionalità, rendendo open source gli algoritmi utilizzati dalla piattaforma così da incrementare la fiducia degli utenti, integrare tecnologie per bloccare l’utilizzo di bot e verificare tutti gli utenti “Twitter ha un potenziale enorme: voglio lavorare con l’azienda e con la comunità per sbloccarlo“, ha aggiunto.
Per l’imprenditore, insomma, uno dei passi fondamentali consiste nel verificare tutte le iscrizioni degli utenti accertandosi che siano legate a persone in carne ed ossa e certificandone l’identità. La parola d’ordine sembra “pulizia”, un giro di vite che porterà presumibilmente all’eliminazione di account spesso utilizzati per diffondere odio, alimentare le fake news o pubblicare contenuti troppo fuori dalle righe. Vedremo cosa succederà.