Pebble, lo smartwatch diventa open source e torna in vita

Pebble, lo smartwatch che ha segnato un’epoca, torna al centro dell’attenzione grazie al rilascio del codice sorgente da parte di Google. Il gesto apre nuove prospettive per progetti come Rebble e Repebble, che lavorano per mantenere viva la piattaforma e garantirne l’evoluzione.
Pebble, lo smartwatch diventa open source e torna in vita

Correva l’anno 2012 quando Pebble fece la sua apparizione sulla nota piattaforma di crowdfunding Kickstarter. Si trattava di uno smartwatch innovativo, uno dei primi dispositivi indossabili compatibili sia con Android che con iOS. Ha introdotto l’idea di uno smartwatch accessibile che non solo mostrava l’ora ma permetteva agli utenti di interagire con il proprio smartphone in modo pratico e immediato. Il successo fu incredibile tanto che su Kickstarter il progetto divenne il più finanziato dell’epoca.

Tra il 2012 e il 2016, Pebble ha venduto oltre due milioni di smartwatch, costruendo una vivace comunità composta da migliaia di sviluppatori. Il loro lavoro ha portato alla creazione di oltre diecimila applicazioni e watchface per Pebble, contribuendo a rendere il marchio sinonimo di innovazione e semplicità d’uso.

Google annuncia che Pebble diventa da oggi open source

Nel 2016, Fitbit ha acquisito Pebble, inclusa la sua proprietà intellettuale. Successivamente, Fitbit stessa è stata acquisita da Google, portando con sé l’ecosistema PebbleOS. Nonostante l’interruzione ufficiale del supporto hardware e software, il marchio Pebble non è caduto nel dimenticatoio grazie a una base di utenti appassionata e fedele.

Con un annuncio ufficiale, Google spiega che la spina dorsale del progetto Pebble è ora disponibile per tutti gli interessati. Il repository GitHub appena portato al debutto contiene il codice alla base del funzionamento delle principali funzionalità dello smartwatch: notifiche, controlli multimediali, monitoraggio del fitness e supporto per app personalizzate e watchface.

Costruito su microcontrollori ARM Cortex-M e basato su FreeRTOS, il sistema operativo integra moduli avanzati per la gestione della memoria, la grafica e la sincronizzazione temporale. Inoltre, include un framework versatile per l’esecuzione di applicazioni personalizzate scritte in C o Javascript, quest’ultimo supportato grazie al motore Jerryscript.

Google precisa di aver rimosso soltanto alcune porzioni di codice proprietario, in particolare quelle relative al supporto dei chipset e allo stack Bluetooth.

PebbleOS aperto con Repebble

L’immagine è tratta dall’intervento di Eric Migicovsky, fondatore di Pebble, che invita a partecipare al progetto Repebble (vedere più avanti).

Rebble e Repebble annunciano la rinascita dello smartwatch

In risposta alla chiusura del progetto Pebble, sono nate iniziative distinte come Rebble e Repebble. Mentre Rebble, citata anche da Google nel suo comunicato, si propone di ripristinare e mantenere i servizi originali di Pebble, Repebble si concentra sullo sviluppo di un firmware alternativo. Entrambi i progetti mirano a garantire che gli utenti possano continuare a utilizzare i loro smartwatch Pebble, ma lo fanno con approcci e obiettivi diversi.

Gli sviluppatori di Rebble hanno accolto con grande entusiasmo il rilascio del codice di PebbleOS da parte di Google. Spiegano che per il team di Rebble, che lavorava su una versione alternativa chiamata RebbleOS, la decisione della società di Mountain View rappresenta un’opportunità senza precedenti.

In passato, lo sviluppo di un sistema operativo real-time completo per Pebble si è rivelato un processo complesso e lento, ma il rilascio del codice originale consente ora al team di concentrarsi sul miglioramento diretto della piattaforma esistente. Sebbene ci siano ancora sfide tecniche da superare, come la compilazione e l’ottimizzazione del codice, il potenziale per un rilancio della piattaforma è immenso.

Dello stesso tenore è il commento dei promotori di Repebble che osservano come il gesto di Google non soltanto permette alla community di continuare a supportare e migliorare PebbleOS, ma riaccende la speranza di nuovi smartwatch ispirati a Pebble. Un tassello importante è rappresentato da Cobble, un’app open source compatibile con Pebble per Android e iOS (per quest’ultimo il supporto è in arrivo) che funge da ponte tra passato e futuro, garantendo che i dispositivi Pebble restino utili e connessi.

Cos’aveva Pebble di davvero speciale?

Se produrre hardware è oggi più accessibile grazie a fabbriche più avanzate e componenti più economici ed efficienti, il vero ostacolo è sempre stato il software. PebbleOS, il sistema operativo che ha reso unico Pebble, ha richiesto il lavoro di decine di ingegneri e anni di sviluppo. E il risultato di quegli sforzi era davvero tangibile.

Da oltre un decennio a questa parte, il mercato degli smartwatch è cambiato enormemente, ma nessun prodotto sembra catturare lo spirito essenziale di Pebble. Cosa manca? Un set di caratteristiche semplici ma fondamentali:

  • Display e-paper sempre attivo: leggibile alla luce del sole, discreto, senza distrazioni.
  • Lunga durata della batteria: eliminare la necessità di continui caricamenti, particolarmente scomodi in viaggio.
  • Esperienza utente semplice e intuitiva: funzioni essenziali come orario, notifiche, controllo musicale, allarmi, meteo, calendario e monitoraggio del sonno/passi.
  • Pulsanti fisici: per azioni rapide senza la necessità di guardare il display.
  • Personalizzazione e apertura: la possibilità di creare watchfaces e applicazioni, che è stata il cuore della community Pebble con oltre 16.000 watchfaces disponibili.

Ecco perché in tanti, a distanza di tanto tempo dall’accantonamento del progetto Pebble, continuano a guardare con nostalgia e immutato interesse a uno smartwatch considerato ormai davvero iconico.

Il rilascio del codice sorgente di Pebble rappresenta un’opportunità unica per la community di sviluppatori e appassionati che hanno a cuore lo storico marchio. Nonostante le difficoltà tecniche legate all’assenza di alcune componenti proprietarie, ci sono ottime probabilità di riportare in vita un ecosistema che ha segnato un’epoca nella storia degli smartwatch.

Il futuro di Pebble è ora nelle mani della comunità, che ha l’occasione di dimostrare come la collaborazione e la condivisione possano trasformare un prodotto abbandonato in un nuovo punto di riferimento.

Credit immagine in apertura: Google

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