A corollario dell’evento Tech Summit organizzato da Qualcomm, Google ha confermato che in futuro sarà possibile conservare nei propri smartphone copie di documenti personali come patenti di guida e altro ancora. L’azienda di Mountain View e Qualcomm stanno lavorando spalla a spalla per “chiudere il cerchio” e rendere gli smartphone top di gamma non soltanto borsellini elettronici (già oggi la presenza del chip NFC consente di gestire i pagamenti contactless) ma anche completi sostituti di tutto quanto contengono i nostri portafogli.
L’obiettivo è quello di rendere l’autenticazione dei cittadini mediante riconoscimento del documento d’identità digitale pienamente valida ai fini di legge.
I nuovi SoC Qualcomm Snapdragon 865 e Snapdragon 765 saranno i primi a supportare le API Identity Credential che quasi certamente saranno distribuite pubblicamente con il rilascio della versione finale di Android 11.
Le API sono in corso di sviluppo al fine di interfacciarsi con lo standard mobile driving license (mDL), del quale si è più volte parlato in passato. Il suo funzionamento, illustrato in queste pagine, consiste nell’utilizzo di un protocollo di comunicazione universalmente riconosciuto che consentirà di attestare la propria identità usando diverse interfacce: Bluetooth Low Energy, WiFi Direct, NFC e codici QR. Enti pubblici e forze di polizia, dovranno essere attrezzati con adeguati dispositivi per colloquiare direttamente con il dispositivo in possesso dell’utente.
Ovviamente il sistema dovrà essere abbracciato a livello nazionale e oggetto di specifici provvedimenti legislativi.
Qualcomm e Google cercano però di ridurre i tempi dotando i dispositivi mobili di tutto il necessario per gestire un’innovazione destinata certamente a prendere piede in futuro. Tant’è vero che portavoce dell’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin hanno confermato che già alla Google I/O di maggio 2020 verrà mostrata un’anteprima del funzionamento delle API Identity Credential.