Che la poltrona di amministratore delegato di Intel fosse sempre più bollente lo sapevamo già. Fino a qualche settimana fa, tuttavia, Pat Gelsinger aveva dato dimostrazione di voler proseguire alla guida dell’azienda, dopo averne assunto il timone a febbraio 2021. E invece, il 1° dicembre 2024 si è chiusa un’altra “era” in casa Intel. A comunicarlo è la stessa azienda di Santa Clara che conferma l’importante cambio ai vertici della società. Prendono temporaneamente il posto di Gelsinger il CFO David Zinsner e l’executive Michelle Johnston Holthaus, entrambi nominati co-CEO ad interim.
Pensionamento forzato per Pat Gelsinger?
Nel comunicato ufficiale diramato quest’oggi da Intel, l’azienda parla di pensionamento di Gelsinger che “dopo una carriera lunga e di successo durata oltre 40 anni” avrebbe deciso di ritirarsi. Gelsinger ha lasciato anche il consiglio di amministrazione, con effetto immediato.
Frank Yeary, membro del consiglio Intel, ha voluto ringraziare Gelsinger per i tanti anni di servizio e devozione. Ha sottolineato che l’ormai ex CEO ha contribuito a rilanciare i processi produttivi, investendo nella produzione di semiconduttori all’avanguardia e lavorando instancabilmente per promuovere l’innovazione in tutta l’azienda.
Yeary ha aggiunto: “anche se abbiamo fatto progressi significativi nel recuperare la competitività nella produzione e nel costruire capacità per essere una fonderia di livello mondiale, sappiamo che abbiamo ancora molto lavoro da fare. Come consiglio, sappiamo che dobbiamo mettere il nostro gruppo di prodotti al centro di tutto ciò che facciamo. I nostri clienti lo richiedono e noi risponderemo loro“.
Non è dato sapere se questo “pensionamento improvviso” sia una decisione partorita da Gelsinger oppure frutto di pressioni interne ed esterne all’azienda, soprattutto da parte degli azionisti.
Intel cambia timoniere per provare a risalire la china
Non vi è dubbio che Intel stia vivendo un momento estremamente delicato. I fondamentali della società sembrano solidi ma la concorrenza si è fatta spietata e il -61% del valore delle azioni accumulato dal 2021 sembra aver pesato tantissimo sulle sorti di Gelsinger.
Le difficoltà più evidenti nell’ultimo quadriennio sono emerse nel tentativo di riportare Intel su una posizione di leadership nella produzione di semiconduttori, nonché nella sfida a rivali come AMD e TSMC.
Sotto la guida di Gelsinger, Intel ha lanciato la strategia IDM 2.0, con l’obiettivo di trasformarsi da produttore di chip per uso proprio ad azienda impegnata (anche) nella realizzazione di chip per conto terzi. Sebbene questa trasformazione abbia mostrato effetti benefici, i risultati hanno tardato ad arrivare, con il mercato azionario che non l’ha presa bene.
Intel ha mancato anche gran parte dell’onda chiamata intelligenza artificiale: i suoi acceleratori Gaudi 3, ad esempio, non sono riusciti a guadagnare quote di mercato. Ora, la speranza di Intel è riposta nei prodotti di prossima generazione. A partire dalle nuove GPU Battlemage, in arrivo già entro fine 2024.
Anche la produzione ha “balbettato”. E ciò nonostante Gelsinger abbia avviato un piano per la realizzazione di cinque nuovi nodi produttivi in quattro anni, nel tentativo di colmare il divario rispetto alla taiwanese TSMC.
La ricerca del nuovo CEO
In un altro articolo ci siamo chiesti se il 2025 sarà l’anno del riscatto per Intel, mettendo in luce anche i pro e i contro della “gestione” Gelsinger.
“Oggi è un giorno, ovviamente, agrodolce, poiché questa azienda è stata la mia vita per gran parte della mia carriera lavorativa. Posso guardare indietro con orgoglio a tutto ciò che abbiamo realizzato insieme“, è il commento “a caldo” di Gelsinger. “È stato un anno complicato per tutti noi, poiché abbiamo preso decisioni difficili ma necessarie per posizionare Intel nel contesto attuale del mercato“.
D’ora in poi, mentre Intel si pone alla ricerca del nuovo amministratore delegato, Zinsner e Holthaus guideranno le operazioni aziendali. Holthaus assumerà un ruolo più ampio rispetto a quello ricoperto fino a ieri, supervisionando le principali divisioni di Intel, tra cui il Client Computing Group, il Data Center e AI Group e il Network and Edge Group.
La transizione segnerà probabilmente un rinnovato focus sui prodotti Intel, in linea con l’impegno dell’azienda di recuperare competitività nella produzione di semiconduttori e nel settore dell’AI.
Cambiamento epocale
Il cambiamento di leadership in Intel segna un momento significativo nella storia dell’azienda. La gestione di Gelsinger, seppur ambiziosa, è stata segnata da numerosi ostacoli. In buona parte (almeno nella fase iniziale) dovuti all’eredità raccolta dal CEO insediatosi a inizio 2021.
D’altra parte, Intel è stata costretta a prendere decisioni difficili, come la riduzione dei costi e il licenziamento di oltre il 15% della sua forza lavoro, segnando la più grande ristrutturazione nella storia di 56 anni dell’azienda.
Il vantaggio di Intel è che l’azienda può contare sui fondi del CHIPS Act stanziati dal governo statunitense. Manca qualche miliardo rispetto a quanto previsto inizialmente, ma la ferma volontà USA di favorire le aziende nazionali a contrasto dei concorrenti asiatici è un “bonus” certo per Intel. Che resta l’unica realtà occidentale di elevato profilo a produrre chip in autonomia (sebbene Intel si fosse recentemente appoggiata, essa stessa, a TSMC).
Per adesso la borsa ha accolto con favore l’addio di Gelsinger facendo segnare in poche ore un +5% sul titolo Intel.