Sette società asiatiche dovranno versare una somma risarcitoria pari, complessivamente, a 553 milioni di dollari. Motivo? Le aziende avrebbero “fatto cartello” gonfiando – senza motivo – i prezzi dei display LCD e provocando così aumenti dei prezzi in tutto il comparto dell’informatica e dell’elettronica di consumo. Secondo quanto stabilito dal procuratore di New York, le conseguenze si sarebbero sentite su tutti quei prodotti dove i pannelli LCD sono comunemente installati (personal computer, monitor, televisori, articoli elettronici di vario genere).
Chimei Innolux, Chunghwa Picture Tubes, Epson Imaging Devices, HannStar Display, Hitachi Displays, Samsung Electronics, Sharp, insieme con alcune società affiliate hanno così accettato di pagare una somma pari a 553 milioni di dollari per chiudere una vertenza avviata dall’antitrust statunitense.
L’accordo appena raggiunto mette la parola fine anche alla class action che era stata promossa in diversi stati americani: fino a 501 milioni di dollari dovrebbero essere utilizzati come risarcimento danni appannaggio dei consumatori che hanno acquistato prodotti contenenti pannelli TFT-LCD tra il 1° gennaio 1999 ed il 31 dicembre 2006. Circa 37 milioni di dollari, invece, andranno nelle casse degli enti governativi e delle organizzazioni pubbliche.
Stando alle informazioni diffuse dal dipartamento della giustizia del Wisconsin, Samsung è la società che dovrà pagare l’importo risarcitorio più elevato: 240 milioni di dollari.
La battaglia legale continuerà invece presso la Corte Superiore di San Francisco così come in Florida coinvolgendo LG, AU Optronics e tre società controllate da Toshiba.