Le pagine AMP (Accelerated Mobile Pages) erano state lanciate da Google a ottobre 2015 e oggi, stando ai dati forniti dalla stessa società di Mountain View, sono oltre 25 milioni i domini che le usano a livello mondiale.
Sebbene Google sostenga che le pagine AMP non siano un fattore di ranking cioè uno dei “segnali” utilizzati dal motore di ricerca per comporre l’ordine dei risultati in risposta a una qualunque ricerca, di fatto le pagine AMP sono diventate un ottimo strumento per acquisire visibilità sui dispositivi mobili.
Le pagine AMP (sui device mobili sono riconoscibili per la presenza di una piccola icona che raffigura un fulmine) sono infatti progettate per caricarsi istantaneamente sugli smartphone, grazie anche alla rimozione di tutti gli elementi non essenziali che compongono le pagine HTML di oggi.
Posto che sono ancora tantissimi i siti web che servono pagine AMP in maniera non corretta (Pagine AMP: SEMrush rileva che ancora pochi siti le usano e chi le eroga commette errori), Google va oltre e annuncia che a partire dal 1° febbraio 2018 il motore di ricerca diverrà più severo.
Google non ammetterà più l’utilizzo di pagine AMP che fungano da teaser ovvero da mera anteprima per le pagine web pubblicate altrove.
I tecnici della società fondata da Larry Page e Sergey Brin hanno infatti rilevato che molti siti web propongono pagine AMP che ospitano una versione ridotta dei contenuti pubblicati negli articoli cui viene fatto riferimento nella tag canonical.
L’intento è ovviamente quello di usare le pagine AMP come “trampolino di lancio” verso le versioni tradizionali delle pagine web erogate dal medesimo server web.
Questo tipo di comportamento non sarà più tollerato da Google che esigerà una sostanziale corrispondenza tra pagina AMP e contenuto dell’URL canonical.
I portavoce di Google hanno spiegato che non ci saranno penalizzazioni per chi utilizza pagine AMP come teaser ma che, in questo caso, il motore ignorerà la versione AMP e proporrà il contenuto del link canonical.