Dopo la tribolata approvazione, in Francia, della cosiddetta legge HADOPI, normativa che si prefigge una maggior tutela del diritto d’autore, una disposizione simile è passata – nei giorni scorsi – anche nel Regno Unito.
La HADOPI (acronimo di Haute Autorité pour la Diffusion des Oeuvres et la Protection des Droits sur Internet) è conosciuta anche come “legge dei tre schiaffi” perché, sulla base delle sue disposizioni, potrà essere bloccata la possibilità di accedere ad Internet a qualunque utente che – per tre volte – fosse sorpreso a scaricare opere soggette a diritto d’autore. Riveduta e corretta, la normativa divenne legge – in Francia – a settembre scorso dopo che la prima versione fu ritenuta anticostituzionale (ved., in proposito, questi articoli).
Il “Digital Economy Bill” da poco approvato dalla “House of Commons” britannica (una delle due assemblee parlamentari che compongono il Parlamento), presenta un impianto sostanzialmente simile alla HADOPI francese. John Kennedy, presidente di IFPI – organizzazione che rappresenta circa 1400 aziende discografiche a livello internazionale – si è dichirato molto soddisfato del provvedimento perché tutela il valore e l’identità delle opere prodotte dagli autori. Kennedy ha definito “paralizzanti” gli effetti provocati dalla pirateria digitale.
Anche la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) ha apprezzato l’approvazione della normativa inglese auspicando l’adozione di misure simili anche nel nostro Paese.
Frattanto, il Ministro Roberto Maroni ha rilasciato un’intervista al settimanale “Panorama“, prima, ed a “Radiouno“, poi, spiegando un concetto già illustrato in passato. Maroni non considererebbe un atto illecito il download di musica via Internet: si tratta di una dichiarazione provocatoria che ha evidentemente come obiettivo quello di riaccendere le discussioni su una tematica delicata ma sempre più attuale. Da un lato c’è l’esigenza di tutelare gli interessi dell’industria e degli autori, dall’altro quello di evitare “il pugno duro” con l’utenza in ottemperanza anche alle normative sulla privacy.
Il Ministro, nella sua intervista, propone ad esempio la creazione di un portale musicale nazionale che permetta agli appassionati di scaricare musica gratuitamente grazie all’intervento di alcuni sponsor e ad una serie di sovvenzioni.
Per Maroni, insomma, la soluzione è ben lungi dall’essere quella dell’approvazione di provvedimenti simili all’HADOPI o al Digital Economy Bill inglese.
Non si è fatta attendere la reazione della FIMI che ha criticato le parole del Ministro invitando la più alta carica del Viminale a considerare che ci sono in gioco posti di lavoro e ricavi per lo Stato.