Nel mese di giugno scorso le era stata inflitta una sanzione di 1,92 milioni di dollari per violazioni delle leggi sulla tutela del diritto d’autore. Jammie Thomas-Rasset, la signora che era stata ritenuta colpevole per aver scaricato e condiviso in Rete, ricorrendo a software peer-to-peer, 24 brani musicali protetti dalle disposizioni in materia di copyright, ha ora ottenuto un considerevole “sconto”: anziché quasi 2 milioni di dollari, la donna dovrà versare una quota risarcitoria pari all’incirca a 54.000 dollari. Una riduzione complessiva del 97,2% rispetto alla sanzione inizialmente comminata.
Lo ha deciso Michael Davis, giudice federale del Minnesota (USA), che ha ripercorso la vicenda dapprima ricordando le differenti testimonianze rese durante le udienze dalla Thomas-Rasset per poi offrire riflessioni sulla corretta quota risarcitoria. Provvedimenti sanzionatori come quello preso nei confronti della Thomas-Rasset debbono sì fungere da deterrente ma – continua il giudice – “non possono giustificare un verdetto da 2 milioni di dollari per la sottrazione e la redistribuzione non consentita di 24 brani musicali a fronte del solo scopo di ottenere gratuitamente delle canzoni”.
Secondo le leggi statunitensi, la sentenza emessa dal giudice Davis mette la RIAA di fronte ad una scelta. L’associazione dei produttori discografici americani può accettare la multa, nella misura di 54.000 dollari, accordata alla Thomas-Rasset oppure appellarsi alla decisione per un terzo riesame del caso. La RIAA dovrà scegliere nel giro di una settimana.
Stando a quanto dichiarato da alcuni osservatori d’Oltreoceano, il clamore ingeneratosi intorno alla vicenda potrebbe portare l’associazione dei discografici a voler chiudere prima possibile il caso giudiziario che comunque non ha precedenti. Si tratta infatti della prima causa intentata dalle principali case discografiche nei confronti di un utente comune, colto nella flagranza di reato.