OpenAI ha annunciato tre nuove collaborazioni che vedranno la famosa startup collaborare con la World News Publishers Association (WAN-IFRA), Vox Media e The Atlantic.
Nel primo caso si tratta di un accordo che, a quanto pare, fornirà strumenti IA a 128 testate giornalistiche di tutto il mondo, dall’Asia orientale all’Europa, fino all’America Latina).
L’iniziativa in questione, battezzata con il nome di Newsroom AI Catalyst vede OpenAI impegnata a rendere l’IA più precisa, impendendo la generazione di errori, allucinazioni e disinformazione.
Per quanto riguarda la partnership con Vox Media (piattaforma che può vantare siti prestigiosi come The Verge, Vox e Polygon). In questo caso, ChatGPT avrà la possibilità di attingere alle fonti appena citate per fornire output ai propri utenti.
Inoltre Vox Media ha annunciato che utilizzerà la tecnologia di OpenAI per migliorare l’ambito pubblicitario e il sistema di monetizzazione delle affiliazioni.
OpenAI e giornalismo: passi avanti per creare l’accoppiamento perfetto
La conferma, in tal senso, arriva direttamente da Tom Warren, editore di The Verge, che ha confermato l’accordo “I contenuti di The Verge appariranno su ChatGPT e OpenAI utilizzerà i contenuti di Vox Media per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale“.
Infine, va citata la collaborazione con The Atlantic. Stiamo parlando di una rivista mensile storica, fondata nell’ormai remoto 1857.
Anche in questo caso i contenuto della testata giornalistica saranno utilizzati per alimentare ChatGPT. Inoltre, The Atlantic sta costruendo un mini-sito di natura sperimentale per abbinare IA e contenuti giornalistici. Il progetto, noto come Atlantic Labs, sfrutterà la tecnologia fornita da OpenAI.
Questi accorti stretti dalla compagnia proprietaria di ChatGPT sono solo gli ultimi di una lunga lista. Giusto una settimana fa, per esempio, OpenAI ha stretto una prestigiosa partnership con il Wall Street Journal.
Tutto ciò risulta alquanto bizzarro, visto che i primi contatti tra il noto chatbot e il giornalismo tradizionale non sono di certo stati dei migliori con il caso del New York Times.