OpenAI: le strategie per evitare la disinformazione elettorale

Disinformazione elettorale: da OpenAI (e non solo) arrivano le prime mosse per contrastarla efficacemente.
OpenAI: le strategie per evitare la disinformazione elettorale

Il progredire dell’Intelligenza Artificiale e il fiorire di deepfake preoccupano non poco in vista dei potenziali abusi legati alla disinformazione elettorale.

Se i casi di Tom Hanks e MrBeast si sono limitati a cause legali e ad attirare l’attenzione del pubblico, ben più gravi potrebbero essere le conseguenze nel contesto politico.

In tal senso, sono diverse le politiche attuate dalle piattaforme, con ChatGPT e Dall-E che, per esempio, vietano di creare contenuti riguardo candidati o politici locali. A grandi linee, OpenAI è la società che si è dimostrata più sensibile sotto questo punto di vista, impedendo l’utilizzo dei propri strumenti per scoraggiare il voto o comunque influenzarne l’esito. L’azienda di Sam Altman, inoltre,  prevede anche di incorporare le credenziali digitali della Coalition for Content Provenance and Authenticity (C2PA) nelle immagini generate da Dall-E nell’immediato futuro.

Come è prevedibile, però, l’azienda che gestisce ChatGPT non è l’unica ad essersi mossa in questo senso.

Disinformazione elettorale: le mosse dei colossi dell’IA

Anche altri colossi informatici, da Amazon a Microsoft fino ad Adobe, stanno collaborando con C2PA per contrastare la disinformazione elettorale.

Il sistema di credenziali digitali in questione, dovrebbe agire codificando le immagini determinando la loro provenienza, rendendo di fatto molto più semplice identificare quelle generate artificialmente. Tutto ciò, però, è ancora in fase di implementazione e dipendono in gran parte della segnalazioni degli utenti, a loro volta manipolabili. D’altra parte, questo aspetto dell’IA è uno dei tanti lati oscuri di una tecnologia rivoluzionaria.

Per contrastare fenomeni come la disinformazione elettorale resta essenziale sviluppare un certo senso critico da parte dell’utenza. Qualunque contenuto video o grafico considerabile come “clamoroso”, soprattutto in periodo di elezioni, dovrebbe essere approcciato con una certa diffidenza.

Il tutto appoggiandosi ai fact-checker sperando che gli stessi si rivelino poi effettivamente imparziali, fatto da non dare per scontato.

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