OpenAI e ChatGPT: stop a tempo indeterminato in questi paesi

OpenAI chiude le porte a tre paesi che si vanno ad aggiungere all'Iran, dove ChatGPT non è accessibile già da diverso tempo.
OpenAI e ChatGPT: stop a tempo indeterminato in questi paesi

Attraverso un messaggio di posta elettronica, inviato nelle scorse ore agli utenti di diversi paesi, OpenAI ha informato parte della sua utenza che da martedì 9 luglio 2024 i suoi servizi non saranno più accessibili in determinati territori.

Stiamo parlando di paesi come Russia, Cina e Nord Corea, che si vanno a unire all’Iran, stato in cui già da tempo la startup non opera.

Il blocco è più simbolico che “reale” visto che, come sottolinea in modo implicito l’e-mail di OpenAI, per accedere ai suoi servizi sarà necessario “Accedervi da una regione supportata“. In poche parole, con servizi come VPN resterà possibile per i residenti in tali stati accedere a ChatGPT senza alcun tipo di problema.

ChatGPT non accessibile da Russia, Cina e Nord Corea: ma è una mossa davvero utile?

A rendere più ingarbugliata la situazione è però il caso Vercel. Stiamo parlando di un’azienda americana che si occupa di cloud e che ha sede a Hong Kong. La stessa, infatti, ha ricevuto un’e-mail identica a quella appena citata. Un caso alquanto singolare che, però, potrebbe essere semplicemente frutto di un errore.

Secondo quanto riportato dal sito The Register, questa decisione potrebbe non essere saggia. Il blocco di OpenAI ad alcuni paesi, infatti, oltre a risultare poco efficace potrebbe incrementare le crescenti tensioni internazionali.

Sebbene stati come Cina, Russia, Corea del Nord e Iran siano considerati vicini ad alcuni dei più pericolosi gruppi di hacker al mondo, questo semplice blocco non dovrebbe in alcun modo influenzare le attività dei cybercriminali ma, anzi, stimolare una potenziale ritorsione o comunque delle dimostrazioni di forza.

D’altro canto va anche ricordato che, nello scorso mese di febbraio, OpenAI ha affermato di aver bloccato diversi account sfruttati dai suddetti collettivi hacker, che sfruttavano tali strumenti per attacchi phishing e per lo sviluppo di malware.

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