Nel corso di un’audizione tenutasi presso la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, il presidente di Open Fiber Franco Bassanini ha condiviso alcune valutazioni sul futuro della rete italiana per le telecomunicazioni.
Bassanini non ha evidentemente citato FiberCop (vedere FiberCop, AGCOM dà il primo parere positivo per la rete unica e Via libera alla creazione di FiberCop per la gestione della rete unica nazionale) limitandosi a sostenere di essere – come peraltro più volte ribadito – favorevole alla costituzione di una rete unica nazionale a patto che il gestore se ne occupi in modalità wholesale only.
Per il presidente di Open Fiber si deve sempre e comunque operare in maniera indipendente rispetto ai provider di telecomunicazioni che offrono i servizi di connettività ad imprese e utenti finali lavorando quindi all’ingrosso.
Sempre secondo Bassanini, la fibra FTTH è insostituibile con l’FWA (Fixed Wireless Access) che dovrebbe al limite essere utilizzato solo nelle aree rurali del Paese. Una posizione, diciamo noi, che supera le valutazioni del BEREC europeo (Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche) e le stesse di Infratel Italia: Banda ultralarga in Italia: primi dati di copertura aggiornati. Cosa significa VHCN.
Ad oggi vengono infatti classificati come VHCN (Very High Capacity Network) anche i collegamenti FWA che non devono necessariamente assicurare 150 Mbps in downstream o più.
Bassanini evidenzia anche le potenziali minacce che potrebbero paventarsi all’orizzonte se il gestore dell’eventuale rete unica nazionale dovesse essere finanziato da investitori stranieri. Il riferimento che si coglie tra le righe è la partecipazione di fondi francesi e statunitensi in FiberCop e, ad esempio, l’offerta per l’acquisizione delle quote di Enel in Open Fiber da parte del fondo australiano Macquarie.
“Oggi Open Fiber è controllata dal Governo italiano ma, come sapete, in futuro non si sa“, ha dichiarato Bassanini. Open Fiber è al momento equamente compartecipata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti (CdP) controllata per larga parte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per circa il 16% da diverse fondazioni bancarie.
CdP è anche in prima linea per la costituzione della newco FiberCop.
L’obiettivo – ha ricordato Bassanini – è inoltre la copertura del 100% del territorio italiano entro il 2025. Ma l’Europa sta guardando anche alla necessità di proporre l’accesso in banda ultralarga al 100% dei cittadini rendendo la connettività un servizio universale.
I problemi burocratici restano uno dei principali ostacoli sulla via della digitalizzazione dell’intero Paese: Bassanini rivela che è stata Open Fiber a dover richiedere direttamente oltre 100.000 autorizzazioni per realizzare la rete nelle aree bianche (o “a fallimento di mercato”) con tutti i rallentamenti che ne sono scaturiti.
“Il lavoro burocratico è spesso più oneroso del vero lavoro di costruzione dell’infrastruttura in fibra ottica“, ha detto. “A nostro avviso vi sono ancora dei passi da fare per rendere più semplice il lavoro di tutti quelli che posano infrastrutture per le telecomunicazioni in Italia“.
Nelle aree nere e grigie dove Open Fiber ha sviluppato in maniera indipendente un suo piano di copertura, Bassanini sottolinea che l’azienda è già riuscita a coprire 7 milioni di unità immobiliari delle 9,5 milioni preventivate. Per quanto riguarda le aree bianche le lungaggini manifestatesi alcuni mesi sono riconducibili certamente ai già citati problemi burocratici ma Bassanini parla anche di “ritardi iniziali non dipesi da noi” riferendosi implicitamente ai ricorsi presentati da TIM.
Dopo le eccezioni sollevate da Infratel, a settembre 2020 Open Fiber aveva risposto dettagliando lo stato di avanzamento dei lavori nelle aree bianche del Paese: Open Fiber: stato dei lavori per la copertura delle aree bianche a settembre 2020.