Durante un’audizione innanzi alle commissioni lavori pubblici e comunicazioni del Senato, l’amministratore delegato di Open Fiber, Tommaso Pompei, ha fatto il punto della situazione per quanto riguarda la copertura del Paese con la fibra ottica in modalità FTTH (Fiber-to-the-Home), quindi con il collegamento a banda ultralarga che viene portato fino al modem router dell’utente finale e non fino all’armadio stradale (FTTC, Fiber-to-the-Cab) o a un punto intermedio (FTTdp, Fiber To The distribution point; vedere Fibra ottica, come diventerà più veloce con G.fast su FTTC).
Pompei ha dichiarato che Open Fiber ha già raggiunto con la fibra FTTH circa 1,6 milioni di unità immobiliari.
Obiettivo dell’azienda controllata da Enel è coprire un totale di 281 città (aree A e B ovvero nere e grigie dove, rispettivamente, c’è già concorrenza tra gli operatori di telecomunicazioni o vi è solamente la presenza di un unico operatore) per un totale di 9,6 milioni di unità immobiliari (vedere Open Fiber, la copertura in fibra procede spedita).
Parallelamente, Open Fiber si sta attrezzando per coprire in fibra FTTH 4,6 milioni di unità immobiliari appartenenti ai cluster C e D ovvero le cosiddette “aree bianche” o a fallimento di mercato, zone fino ad oggi “digital divise”.
Per raggiungere un totale di 15,8 milioni di unità immobiliari, i lavori sono già cominciati. Al momento Open Fiber si sta concentrando sulle città più grandi (Perugia, Venezia, Bari, Cagliari, Palermo, Catania, Genova, Firenze, Napoli e Padova) dove in molti casi è già cominciata la commercializzazione dei servizi di connettività da parte delle aziende partner.
A breve i lavori inizieranno a Ravenna, Cesena, Piacenza, Forlì, Ferrara, Rimini, Reggio Emilia, Imola, Modena, Parma, in alcuni comuni dell’hinterland di Bologna, a La Spezia, Savona, Sanremo, Imperia e Chiavari (vedere anche Open Fiber, copertura delle prossime città e querelle con TIM).
L’AD di Open Fiber parla poi dell’investimento dell’azienda: 6,5 miliardi di euro per l’intero progetto fibra FTTH che darà lavoro a 15.000 persone.
Open Fiber può lavorare bene perché gli investitori, a lungo termine, non richiedono ritorni economici immediati e lo Stato, che finanzia “l’impresa”, ha in primis l’obiettivo di portare il servizio ai cittadini finora esclusi dalla possibilità di accedere alla banda larga.
I vertici dell’azienda sono fiduciosi che la rete in fibra FTTH in corso di creazione potrà diventare il punto di riferimento e sostituire gli asset più vecchi, di proprietà dell’ex monopolista.