Dopo l’uscita di Enel dall’azienda, adesso di proprietà di CDP Equity (società per azioni di Cassa Depositi e Prestiti) per il 60% e del fondo Macquarie Asset Management per la restante quota del 40%, Open Fiber ha messo nero su bianco il suo piano industriale per gli anni 2022-2031.
Rispetto alla precedente programmazione Open Fiber intende estendere la copertura VHCN (Very High Capacity Network) alle cosiddette aree grigie ovvero le zone del Paese dove è presente un unico operatore e in cui nessun altro soggetto ha mai progettato la realizzazione di una rete NGA (Next Generation Access) a banda ultralarga.
In un altro articolo abbiamo visto cosa significa VHCN, un acronimo con cui il BEREC, agenzia dell’Unione europea che opera come organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche, fa riferimento alla classe di connessioni interamente in fibra ottica (ad esempio FTTH) o in fibra ottica fino alla base station (per raggiungere poi l’utente finale in modalità wireless) oppure che in grado di garantire, tra gli altri parametri, almeno 1 Gbps in downstream con accesso da postazione fissa e almeno 150 Mbps in modalità wireless.
Open Fiber intende impegnarsi a coprire le aree grigie in banda ultralarga (in un nostro approfondimento vediamo le differenze tra aree bianche, grigie e nere) partendo dalle zone interessate dai bandi di gara che saranno aperti nel corso dei prossimi mesi dal Ministero per la Transizione Tecnologica e Digitale (MITD) nell’ambito del Piano Italia 1 Giga.
Entro il 2023 Open Fiber assicura che completerà gli interventi nelle aree bianche e in particolare le zone alle quali sono stati destinati i fondi europei FESR e FEASR.
L’azienda proseguirà inoltre con gli investimenti sulle aree nere ovvero le zone d’Italia dove c’è già concorrenza tra gli operatori.
“La caratteristica principale del nuovo piano di OF rispetto al precedente è la sua flessibilità. L’ampiezza di risorse finanziarie disponibili sulla base dell’accordo con le banche consente di accelerare e raggiungere tutti gli obiettivi del vecchio piano, quindi di partecipare a tutte le gare previste nell’ambito del PNRR per le aree grigie, e di poter pianificare le ulteriori coperture da realizzare nelle aree grigie di mercato“, si legge in un comunicato che è stato diramato oggi.
Il piano 2022-2031 prevede circa 11 miliardi di euro di investimenti per la copertura di circa 24 milioni di unità immobiliari dagli oltre 13 milioni di unità immobiliari attuali e a supporto della crescita della base clienti.
Open Fiber, comunque, non cambia pelle: il suo modello di business è sempre di tipo wholesale only. L’azienda non vende i servizi di connettività al dettaglio: sono gli operatori di telecomunicazioni partner a siglare contratti con utenti privati e imprese.
L’obiettivo è sempre quello di fornire l’accesso a una rete tecnologicamente avanzata, interamente in fibra e “a prova di futuro”, formata unicamente da elementi passivi, a tutti gli operatori interessati a parità di condizioni.
Mario Rossetti, Amministratore Delegato di Open Fiber, ha commentato: “in pochi anni Open Fiber è passata dalla fase di start-up a un ruolo di leader in Italia ed Europa nello sviluppo di reti interamente in fibra ottica. Con il forte sostegno degli azionisti e solide partnership con i principali operatori, siamo pronti a completare la copertura di città, piccoli comuni e aree industriali, offrendo un contributo decisivo agli obiettivi del Piano Italia 1 Giga per la riduzione del divario digitale del nostro Paese“.
La commercializzazione dei servizi di connettività sulla rete realizzata da Open Fiber è attiva in 190 città di grandi e medie dimensioni e in oltre 3.000 piccoli comuni. Sono più di 200 gli operatori, nazionali e internazionali, che hanno stretto accordi commerciali con Open Fiber per l’utilizzo della sua rete.