Ad oggi Open Fiber è una società equamente compartecipata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti, quest’ultima controllata all’83% da parte del Ministero e per la restante parte da diverse fondazioni bancarie.
Sul tavolo di Enel c’era già da tempo una proposta di acquisizione delle sue quote societarie pervenuta da Macquaire, banca d’investimenti australiana che supporta molteplici aziende e istituzioni in tutto il mondo.
Ne avevamo parlato anche a novembre scorso dando spazio alle parole di Franco Bassanini, presidente di Open Fiber: Open Fiber, sì alla rete unica con una gestione di tipo wholesale-only e meno burocrazia.
Il consiglio di amministrazione di Enel ha adesso rotto gli indugi incaricando l’amministratore delegato Francesco Starace di attivarsi per la vendita a Macquaire delle quote detenute in Open Fiber.
Stando a quanto emerso, Enel potrebbe vendere a Macquaire il 40% delle sue quote societarie Open Fiber tenendo per sé il 10% oppure trasferire l’intero 50%, rispettivamente a fronte del versamento nelle casse dell’azienda di 2,12 o 2,65 miliardi di euro. L’accordo potrebbe essere finalizzato a inizio 2021 per divenire operativo dal 1° luglio dell’anno prossimo.
Oltre al riconoscimento delle quote, Enel potrebbe ricevere somme aggiuntive (earn out) con riferimento a due “filoni” separati: il primo ha a che fare con l’eventuale partecipazione di Open Fiber alla newco AccessCo che dovrebbe portare alla creazione di un soggetto unico per la gestione, la modernizzazione e la manutenzione di una sola rete di telecomunicazioni nazionale.
AccessCo potrebbe infatti unire gli asset di FiberCop (soggetto creato sotto la spinta di TIM, Fastwebe e Kkr) con quelli di Open Fiber: FiberCop: via libera anche dalla Commissione Europea.
In caso di partecipazione di Open Fiber all’iniziativa AccessCo, nel caso in cui il tasso di rendimento dell’investimento superi una soglia percentuale prefissata, a Enel sarà riconosciuta una quota aggiuntiva.
Un’altra quota che verrebbe versata successivamente a Enel è legata all’esito favorevole della vertenza tra Open Fiber e TIM che, com’è noto, riguarda le presunte pratiche anticoncorrenziali che l’ex monopolista avrebbe posto in essere con riferimento alla copertura delle aree bianche del Paese: AGCM: TIM ha ostacolato Open Fiber. Multa da 116 milioni di euro.
Con il nuovo assetto societario di Open Fiber che si palesa all’orizzonte metà dell’azienda continuerebbe a essere controllata, di fatto, dallo Stato mentre un’altra porzione importante (pari appunto al 40% e fino al 50%) andrebbe nelle mani di un fondo d’investimento internazionale.