Omegle: cos'è, perché chiude e quali sono le alternative

Chiude Omegle, servizio che metteva in comunicazione persone estranee. L'autore del servizio racconta che la lotta agli abusi è diventata troppo onerosa e che quindi non ci sono più i presupposti per proseguire.

Fondata nel 2009, Omegle è (era) una piattaforma di chat online capace di mettere in comunicazione sconosciuti tramite chat e video. Dopo quasi 15 anni di attività, l’ideatore e sviluppatore di Omegle, Leif K-Brooks, ha deciso di chiudere il servizio.

In un lungo accalorato post, “la mente” dietro a Omegle spiega le ragioni che hanno portato alla nascita dell’applicazione, accessibile da Web e tramite dispositivi mobili, e i motivi che hanno indotto a “chiudere i rubinetti”.

Cos’è Omegle e come funzionava

L’idea alla base di Omegle era quella di consentire a chiunque di avviare una conversazione con altri utenti sconosciuti, di qualunque parte del mondo. Non c’era bisogno di registrazione: bastava accedere al sito Web o avviare l’app sul proprio smartphone per iniziare a parlare. Gli utenti potevano scegliere di avviare soltanto una conversazione testuale o attivare la modalità video per una comunicazione visiva.

La piattaforma promuoveva l’anonimato: non chiedeva alcuna informazione personale, come nomi, indirizzi o informazioni di contatto. Quando un utente accedeva a Omegle e iniziava una sessione di chat, il sistema utilizzava un algoritmo per selezionare casualmente un altro utente con il quale connetterlo. Omegle utilizzava WebRTC (Web Real-Time Communication), protocollo supportato di default da tutti i browser Web per gestire le conversazioni video.

Perché Omegle ha chiuso

Leif K-Brooks, il fondatore di Omegle, spiega di aver deciso di chiudere il suo servizio per via di una combinazione di fattori esterni, lo stress emotivo e finanziario legato al mantenimento della piattaforma e i costanti attacchi incassati da parte di critici e detrattori. In tanti hanno ripetutamente condannato il sito per gli abusi e i crimini commessi da alcuni utenti.

Omegle ovviamente svolgeva un’attività di tracciamento degli indirizzi IP pubblici degli utenti al fine di combattere eventuali abusi o comportamenti inappropriati all’interno della piattaforma. La mancata verifica dell’identità degli utenti, ad esempio attraverso sistemi di autenticazione universalmente approvati come OAuth, non ha tuttavia permesso di bloccare attivamente comportamenti censurabili o prevenire veri e propri reati.

Anche un servizio come Jitsi Meet ha dovuto attivare l’autenticazione degli utenti, proprio per contrastare i sempre più frequenti abusi rilevati e segnalati sulla piattaforma.

D’altra parte, la possibilità di usare strumenti che tutelano l’anonimato anche su Omegle, ha evidentemente permesso a tanti tra coloro che usavano la piattaforma per diffondere contenuti inappropriati, discutibili, non sicuri o illeciti, purtroppo, di farla franca.

Fonti ben informate sostengono che la chiusura di Omegle sia parte integrante dell’accordo raggiunto con la vittima di un abuso.

La lotta agli abusi online è un’impresa ardua ma l’approccio deve essere quello giusto…

L’ideatore di Omegle spiega che “dietro le quinte” la piattaforma effettuava attività di moderazione, sia automatizzate che previo intervento di persone in carne ed ossa. Un sistema basato sull’intelligenza artificiale consentiva di rilevare e bloccare comportamenti potenzialmente sospetti o in palese disaccordo con i termini di utilizzo del servizio.

La mancanza del supporto per la crittografia end-to-end permetteva ai moderatori di esaminare e monitorare le conversazioni per identificare abusi o comportamenti inappropriati. Gli strumenti di intelligenza artificiale erano programmati per rilevare determinati schemi di linguaggio o comportamenti sospetti, mentre i moderatori umani intervenivano per esaminare più attentamente le conversazioni e prendere azioni appropriate in caso di abusi o violazioni delle regole della piattaforma.

Il punto è che è pressoché impossibile rincorrere sempre chi commette o tenta di commettere reati. Nel caso delle piattaforme online sono esse stesse ad avere la responsabilità di dimostrare di aver fatto tutto il possibile per prevenire gli abusi. Il modello usato da Omegle consentiva anche ai predatori sessuali di saltare da una persona all’altra, fino a individuare un soggetto debole da prendere di mira.

Nel chiudere Omegle, Leif K-Brooks sostiene che “la lotta contro la criminalità online non potrà mai essere vinta completamente. È una battaglia senza fine che deve essere combattuta e ricombattuta ogni giorno“. L’assenza di qualunque forma di autenticazione, però, ha giocato a sfavore. Non è possibile offrire un servizio di chat testuale, vocale e video senza assicurarsi di chi sta usando la piattaforma.

Le alternative a Omegle ci sono ma resta il problema di fondo

Sono tante le alternative a Omegle tra le quali è possibile scegliere oggi. Alcune di esse presentano un funzionamento sostanzialmente sovrapponibile. Ci sono ad esempio piattaforme come ChatrouletteChatspin ed Emerald Chat. E non è difficile, con una semplice ricerca su Google, trovare molte altri servizi simili. Ciò che però va ben soppesato è il problema di fondo che resta in tutta la sua scottante attualità.

In primis, tutte queste piattaforme sono accessibili con un semplice clic. Spesso non applicano verifiche sull’età dell’utente, in contrasto con le disposizioni europee a tutela dei minori, né tanto meno effettuano controlli sull’identità di ciascun individuo che accede al servizio.

L’autenticazione con OAuth o il più moderno OpenID Connect spazzerebbe via ogni timore e contribuirebbe finalmente a consegnare nelle mani degli utenti servizi “puliti”, non più esposti a qualunque rischio di abuso.

Inoltre, l’attivazione di meccanismi di autenticazione permetterebbe di attivare meccanismi di cifratura end-to-end, senza più bisogno di operare onerose e invasive moderazioni automatizzate o manuali. Tanti utenti non si pongono il problema che i flussi audio e video possano essere monitorati, elaborati e acquisiti da terzi (o dal gestore della piattaforma), in assenza di qualunque misura crittografica. Eppure è un tema di cruciale importanza.

Omegle nacque, come sottolinea il fondatore, con le migliori premesse e sotto buoni auspici: “le chat casuali potevano essere lunghe o brevi a scelta dell’utente. Se non volevi parlare con una persona in particolare, per qualsiasi motivo, potevi semplicemente terminare la chat e, se lo desideravi, passare a un’altra chat con qualcun altro. Era l’idea di “incontrare nuove persone” distillata quasi fino al suo ideale platonico“. La rete, però, è cambiata radicalmente e questo mutamento ha coinciso con una crescita vertiginosa degli abusi. Il sogno di una “chat corsara” con uno sconosciuto è probabilmente tramontato perché i pericoli, soprattutto per i minori, sono diventati insostenibili.

Il consiglio resta quindi quello di tenere gli occhi aperti, porsi sempre domande, leggere attentamente i termini di utilizzo del servizio, prendere precauzioni e, soprattutto, usare sistemi di parental control per impedire l’accesso a questi siti da parte dei minori.

Credit immagine in apertura: iStock.com/galitskaya

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